Strano personaggio, Clarence Seedorf. Prima dentro, poi fuori, ma comunque sempre al limite. Una settimana sul filo del rasoio, tra polemiche dal sapore di esonero e l’approdo verso un derby che mai come ieri ha costituito un banco di prova imprescindibile. L’umore, inutile negarlo, non era dei migliori e le domande erano davvero tante: perché sollevare un polverone simile alla vigilia di una sfida così delicata? La squadra saprà ricaricarsi ed isolarsi? Ma i giocatori lo seguono?
Lo seguono, eccome se lo seguono. Questo derby, infatti, ha la firma autoritaria e grintosa di Nigel De Jong, l’uomo di cui il tecnico olandese si fida ciecamente. L’uomo che non l’ha mai abbandonato, anche nei giorni di difficoltà e smarrimento più totali. Significativo e molto meno casuale di quanto possa sembrare, questo finale di partita e di serata.
Il gioco ha latitato, la squadra ha ancora dimostrato evidenti carenze colmabili soltanto attraverso un mercato oculato, ma il tecnico, nonostante ciò, dal derby vinto ieri sera per 1-0 ne è uscito rinfrancato. Perché, a differenza dello sconsolato e quanto mai pericolante collega nerazzurro Walter Mazzarri, ha interpretato bene la partita, dall’inizio alla fine. Perché imbrigliare il centrocampo dei cugini e non lasciare un solo pallone giocabile a Palacio a Icardi era molto meno banale e scontato di quanto possa apparire adesso, a parole. Perché vincere un derby è sempre un biglietto da visita di tutto rispetto, a prescindere.
E adesso? Adesso parlare di esonero diventerà molto, molto più difficile. Soprattutto se l’olandese saprà dare continuità di risultati al Diavolo ritrovato e riuscirà a portarlo verso una qualificazione europea che al suo arrivo era paragonabile ad un’impresa proibitiva. A quel punto chi potrebbe fermarlo più?