Poco Special One, molto Gian Burrasca

L’ennesima conferma che il fine non giustifica i mezzi. L’ennesima figura barbina, sceneggiata, mancata occasione per mostrare uno stile per una volta diverso dalla consueta arroganza. L’ennesima manifestazione negativamente altisonante di un uomo che più passano gli anni e meno dimostra di saper imparare dagli errori e dalle esperienze. Purtroppo non è sindrome di Peter Pan, anche se di infantile in questo 48enne di Setubal c’è davvero molto, si potrebbe occupare l’intera ala di un archivio di Stato. Por què? La domanda sorge spontanea, una volta di più, il giorno dopo la censurabile (termine riduttivo) conclusione del clasico Barça-Real, andato in scena ieri sera al Camp Nou in occasione della gara di ritorno della Supercoppa di Spagna, portata a casa dai blaugrana dopo un palpitante 3-2 illuminato dal vivido genio della pulce Leo Messi. Riflettori rimasti accesi a fine gara, quando un intervento omicida di Marcelo sul figliol prodigo Fabregas ha scatenato una rissa da saloon. Risultato: rosso all’autore dell’insulto al calcio, stessa sorte per David Villa che invano ha tentato di fare giustizia. Gazzarra di proporzioni bibliche, nella quale naturalmente non poteva non fare la sua comparsa il tecnico portoghese, maestro più d’ipocrisia e provocazioni che di calcio. Con l’intento di porgere un buffetto al vice di guardiola Tito Villanova, Mourinho ha finito col rifilargli un dito nell’occhio. Gesto pesantemente stigmatizzato dalla carta stampata iberica, ma come già accaduto in altre circostanze l’immacolato Josè ha lanciato il sasso ritirando poi la mano, non assumendosi alcuna responsabilità per l’accaduto ed anzi, approfittando del siparietto per rincarare la dose con una delle sue celebri infelici uscite: “Villanova? E chi è? Non lo conosco nemmeno. Il dito nell’occhio? Ripeto, Villanova non lo conosco e di lui non parlo”. Saranno anche veritiere le sue parole nella conferenza stampa post-gara, sta di fatto che il tutto è stato chiaramente documentato dalle immagini televisive, ora si aspetta che l’elenco delle sanzioni a Mou si arricchisca di un nuovo provvedimento, tanto il portoghese non ha problemi a saldare eventuali multe, per questo motivo probabilmente mantiene la sua proverbiale nonchè odiosa spocchia. Nella partita che sul terreno di gioco è stata davvero uno spot per il calcio, l’esempio del tanto sponsorizzato fair-play è andato a farsi benedire sì per il fallaccio di Marcelo (a dire il vero anche Pepe non ha scherzato), ma soprattutto per il clima da guerra fredda preparato a dovere dal bambin-one di Setubal, ormai maestro solo nell’aizzare giocatori ed ambiente al grido di sangue e arena, concetto platealmente inculcato anche nella sua esperienza sulla sponda nerazzura del Naviglio. S’aggiunga, giusto per chiudere l’idilliaco quadretto, il vergognoso dictat del “maestro” lusitano, che ha imposto alle merengue il rientro in spogliatoio senza assistere alla premiazione dei vincitori. Come una mamma esausta di fronte alle continue marachelle del figlio, come i compaesani del terribile Gian Burrasca nel celebre romanzo scritto da Vamba (alias Luigi Bertelli), cosa si potrebbe fare per espellere il portoghese dal parco giochi? Proposte? La multa è strumento ridicolo considerando lo stipendio da nababbo; una squalifica potrebbe essere un buon deterrente, ma la preoccupante recidività del soggetto comporterebbe la classica sanzione esemplare. Staremo a vedere. Dalle accuse ai vari Frisk, Wengèr ed Andy Johnson ai tempi del Chelsea, alle continue e plateali accuse alla classe arbitrale nella sua esperienza all’Inter, quando proprio i nerazzurri godevano di uno status più che privilegiato (ma tra piangina si sa, ci si capisce, vero Presidente Moratti?), alle innumerevoli condotte “improprie” sulla panchina dei blancos, dove andremo a finire? Speriamo davvero non col morto, come qualcuno ha inquietantemente ipotizzato sui quotidiani spagnoli. Di certo quanto a stile, questo capriccioso belloccio portoghese non ha e non avrà nulla da insegnare, specialmente alle future generazioni. Partita alle 23. Semaforo rosso. Bimbi per favore, andate a nanna. Compresi quelli seduti in panchina.


 

Emilio Ripari

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