E’ arrivato in pompa magna, è stato presentato davanti a 150 giornalisti come il grande colpo del mercato invernale, ma in un mese Keisuke Honda non è ancora riuscito a conquistare la fiducia del Milan e della sua gente. La maglia numero 10 sulle spalle sembra pesargli più del dovuto, al di là delle dichiarazioni di rito e la voglia di strafare, il giapponese è lontano da essere quel valore aggiunto che tutti si aspettavano. Certo, nessuno può bocciarlo dopo neanche un mese, ma l’ex Cska dovrà dare dei segnali importanti per dimostrare di meritarsi il Milan ed una maglia così importante.
Dopo i primi incoraggianti minuti di Reggio Emilia contro il Sassuolo e la buona prova condita con gol in Coppa Italia con lo Spezia, Seedorf gli ha dato sempre più fiducia, schierandolo a destra nel tridente alle spalle della prima punta, ma i risultati sono stati quasi sempre scadenti. Le qualità tecniche non si discutono, la buona volontà nemmeno, Honda è finito sotto accusa per l’incapacità di cambiare il ritmo e di creare la superiorità numerica, necessari nel 4-2-3-1. E sembra essere proprio il modulo con cui gioca il nuovo Mister rossonero il principale problema del ragazzo dagli occhi a mandorla.
Il pubblico di San Siro sabato sera contro il Torino non l’ha risparmiato da fischi e mugugni, Seedorf e compagni l’hanno difeso, ma già dalla prossima, contro il Napoli, potrebbe trovare la panchina ad attenderlo. Senza considerare, poi, che a scalpitare alle sue spalle ci potrebbe essere Adel Taarabt, per cui il tecnico stravede. Il marocchino arrivato in prestito dal Queens Park Rangers via Fulham è il giocatore funzionale e polivalente che l’olandese voleva ed ora vorrà prendersi la scena. Proprio quella visibilità e quel palcoscenico che doveva – e può ancora – essere di Honda.