Una iniezione di fiducia per se stesso e per il Milan, immaginando e sperando in un 2014 pieno di soddisfazioni. Anche azzurre. Daniele Bonera ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport e ha voluto subito mandare un messaggio chiaro a Prandelli: “2014 vuol dire desiderio di risalire con il Milan. Il resto arriverebbe di conseguenza. Tre mesi fa avevo la rotula fratturata e se mi avessero chiesto se pensavo al Mondiale mi sarei messo a ridere. Adesso magari sorrido. Prandelli mi conosce, mi ha allenato, sa dove trovarmi. Se mi vuole per il Brasile sono pronto“.
Su Seedorf allenatore: “Ex compagno e vicino di armadietto per tanti anni… Posso giudicare Clarence come giocatore, come allenatore è un’incognita, ma gli esempi di trasferimenti veloci e di successo fra campo e panchina non mancano: in Italia mi viene in mente Mancini“. E Allegri? “Di lui mi rimarrà l’equilibrio. Non ha mai cambiato atteggiamento, nel successo e nelle sconfitte. Capisco che restino negli occhi i brutti risultati degli ultimi mesi, ma non si possono dimenticare i tre anni precedenti. Allegri ha fatto un buon lavoro“. Sui singoli: “Kakà? Una bellezza per il gruppo. Ce ne vorrebbero tanti come lui, in ogni squadra. Questo l’anno di Balotelli? Dipende soltanto da Mario. Credo sia arrivato per lui il momento di mettere in pratica questo suo desiderio di dimostrarsi il migliore“.
Bonera traccia poi un bilancio della sua carriera in rossonero e ringrazia di cuore Braida: “Sarebbe stato meglio avere qualche infortunio di meno, ma non mi lamento: al Milan ho giocato con grandi campioni e ho vinto, mi sono tolto tante soddisfazioni e voglio ringraziare Ariedo Braida che mi ha portato qui. Per me Ariedo è stato una figura importantissima. Qui i grandi giocatori mi hanno trasmesso il senso di appartenenza e di responsabilità. Giovani? Il mondo dei ragazzi è cambiato, non hanno le stesse priorità che avevamo noi. Io sono arrivato qui a 25 anni con sei stagioni in serie A alle spalle, e mi pareva di non aver fatto nulla. Adesso dopo un campionato c’è chi viene ritenuto un giocatore consacrato, ma è un problema di cultura: tutta la nostra società è cambiata. Semmai i più vecchi possono aiutare i ragazzi a mantenere le giuste priorità“.
Sulla crisi Milan di questa stagione il numero 23 non si nasconde: “Gli infortuni sono un capitolo pesante, ma non devono rappresentare un alibi, e meno che mai dobbiamo cercare un alibi nella situazione societaria. Purtroppo il momento di cambiamenti in società è coinciso con la mancanza di risultati, quindi tanti hanno letto una correlazione che non c’è. Credo che ciascuno di noi abbia dato meno di quanto avrebbe dovuto e potuto. Non poter mai schierare la squadra che si aveva in testa è una giustificazione plausibile, ma ugualmente valiamo più della nostra classifica di oggi. Tutti noi sappiamo di valere di più. Ci restano due partite e un altro girone intero per dimostrarlo“. Infine, sul futuro: “Allenatore? Non lo so, ho un contratto fino al 2015 e sinceramente mi piacerebbe continuare a giocare per un po’. Poi vorrei restare nel calcio e mi piacerebbe lavorare sul campo, ma mi sembrano decisioni lontane“.