Perdere un derby non è mai bello, e soprattutto perderlo avendo giocato meglio è, forse, ancora più scottante. Al fischio finale il risultato è stato un 1-3 pesante che ci ha eliminato dalla Tim Cup Primavera con qualche rammarico di aver meritato molto più di quanto raccolto. Di fatto il Milan ha mostrato un bel gioco ma è mancata negli ultimi venti metri del passaggio decisivo o del tiro convinto. Benedicic, Vido e Pinato sono arrivati più volte al limite trovandosi però incapaci di inventare qualcosa.
La situazione è chiara: il Milan è forte ma l’Inter ha una mentalità “da grande”. Basta solo fare un esempio: i gol nerazzurri sono arrivati da situazioni anomale e di certo non cercate. La giornata no del povero Andrenacci ha regalato due palle d’oro a Puscas e a Palazzi con due uscite degne del suo collega di prima squadra Abbiati. Il terzo gol è una prodezza di Bonazzoli che illumina come un faro tutte le lacune di concentrazione rossonere: un contropiede (forse viziato da fuorigioco). Il cinismo dimostrato dai cugini è quel quid mentale necessario a fare il salto di qualità.
Inzaghi si è sbracciato, ha sbraitato, si è fatto espellere, ha cercato di trasmettere una mentalità, anche durante la partita, che ricalchi la sua voglia di vincere, di essere concentrati, presenti e pronti a piazzare la zampata. Purtroppo non sempre si vince, ma forse era solo la Coppa Italia. Forse Pippo già sa che nel DNA rossonero ci sono i geni europei. Lasciare una competizione non è mai piacevole, specialmente con un derby, ma sono sicuro che se chiedessimo ad Inzaghi di lasciare la coppa per poi riuscire a passare a Londra col Chelsea credo non ci siano dubbi…