Berlusconi propone il summit della pace con Barbara: Galliani rifiuta e va avanti, almeno per un po’

All’indomani del tanto atteso successo al Celtic Park si fa la conta e si analizza in casa Milan cos’è successo ieri sotto le stelle scozzesi con la colonna sonora della tanto amata musichetta. Zapata torna a segnare al Celtic (anche se all’andata non gli fu assegnato dall’UEFA), Kakà si conferma leader, Abate e Robinho escono malconci, ma non è nulla di eccessivamente grave. Intanto, sugli spalti, c’era solo una parte della contesa dirigenziale: Adriano Galliani. A termine della gara è parso visibilmente soddisfatto, sfoggiando, orgoglioso, il calzino rossonero riservato ai momenti speciali. E se non fosse stato per l’Ajax, la festa sarebbe stata doppia.

Quell’Ajax tanto ammirato dalla rampante Barbara Berlusconi: il suo settore giovanile è un esempio per molte società, e lady B non ha disdegnato complimenti verso la gestione dei ragazzini in casa olandese. Lei, a differenza del mai domo imperatore Galliani, a Glasgow non c’era. L’ha fatto per il padre che in queste ore attende impazientemente la decisione del Senato sulla sua decadenza. Sono ore concitate. Ma il Milan deve essere oltre la politica: è per questo che al timone rossonero c’è sempre stato Adriano Galliani, e Barbara dovrà essere capace di starne lontano quantomeno altrettanto. Tuttavia, Silvio ha deciso che, nonostante il momento personale delicato, si impegnerà a trovare una soluzione pacifica per il Milan.

La soluzione era stata trovata con un summit tra Barbara e Adriano, tanto per mettere in chiaro i ruoli e trovare un compromesso per una convivenza pacifica, soprattutto per il bene del Milan. La risposta è stata un “No, grazie di Galliani che, seppur conscio della sua fine, vuole uscire a testa alta dalla storia rossonera. Il suo futuro balla tra un reinserimento nella dirigenza di Forza Italia o una meritata vacanza. Noi ci affidiamo alle parole dello stesso Galliani, che ci dice: “Il Milan è nato prima di noi, e continuerà dopo di noi. Noi portiamo solo il testimone per un po’ di tempo. L’importante non è il futuro delle persone, ma quello del Milan.

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