E’ quasi impossibile trovare qualcosa di positivo dopo Parma, difficilissimo salvare qualcuno. Ma il gol di Matri, l’ingresso in campo di Kakà e la prestazione complessiva di Gabriel, per esempio, possono lasciare dei piccoli sorrisi: il bicchiere resta comunque quasi vuoto. Nella ripresa però la reazione, il pareggio raggiunto (e poi sprecato) ed alcune giocate nello stretto hanno fatto intravedere dei buoni segnali, da ricordare ed apprezzare, anche se non possono bastare. C’è da chiedersi come mai il Milan debba sempre recuperare, cadere e poi provare a rialzarsi, subire e cercare affannosamente, riuscendoci raramente, di colpire. Perdere troppo spesso. Soprattutto l’aspetto più interessante per non pensare al 3 a 2 del “Tardini” prende in considerazione il modulo adottato per più di mezz’ora dai rossoneri.
4-2-3-1, un centrocampista in meno ed una presenza massiccia nella trequarti avversaria, un solo riferimento in area ma più soluzioni tra le linee. Montolivo e De Jong hanno dimostrato di adattarsi e completarsi a vicenda in questo schieramento, così come Kakà, Robinho e Birsa. Muntari, Nocerino e Cristante sarebbero tre alternative dignitose, mentre Poli potrebbe agire sia in mediana che, in caso di emergenza o necessità, in posizione più offensiva. Ma è l’attacco il reparto che cambierebbe maggiormente la pelle, aspettando il rientro di El Shaarawy e l’arrivo di Honda e visto questo Ricky: una linea a 3, con la possibilità di schierare Kakà, Robinho, El Shaarawy, Saponara, Birsa, Niang e Honda, alle spalle di Balotelli o Matri o Pazzini. Numericamente l’esperimento può trasformarsi in formula per riscattarsi e rinascere.
Dal 4-3-3 di Allegri al 4-3-1-2 del presidente, fino al 4-2-3-1 della “disperazione”, che mancava dai tempi di Leonardo. Ipotesi, suggerimento: per adesso questa tattica è di difficile riproposizione per un motivo, ahinoi, semplicissimo: la mancanza di forza e solidità difensiva. Con questo modulo, infatti, insieme allo spettacolo creato aumenterebbero anche azioni e contropiedi avversari: serve una difesa attenta e sicura. Non è il caso del Milan. Al momento dunque il 4-2-3-1 rimane realizzabile più nella forma che nella sostanza, ma con Honda e Rami, che non bastano per far tornare competitivo il Diavolo, se ne potrebbe riparlare concretamente.