E’ un allenatore dalle mille sorprese, Massimiliano Allegri. E’ un allenatore capace di rivedere le sue idee, le sue gerarchie in modo davvero repentino, anche e soprattutto a seconda della partita e del tipo di avversario che il suo Milan si trova di fronte. Una chance, un’opportunità viene sempre data a tutti, anche a coloro che per periodi lunghi appaiono dimenticati o comunque condannati al ruolo di comparsa. Il caso più eclatante uscito dall’allenamento di ieri è quello di M’Baye Niang: il francese non più così a cresta alta sembrava aver smarrito da un po’ il feeling con il tecnico livornese, per niente soddisfatto dopo la sua prestazione incolore nella sempre fatal Verona. Da lì pochi minuti, la discussa esclusione dalla lista Champions, la sensazione di una fiducia sempre più vacillante. Di aver una maglia da titolare, poi, neanche a parlarne.
Allegri, però, del suo giovane e rapidissimo attaccante francese non si è mai davvero dimenticato. Lo ha rispolverato ieri, in allenamento, tra lo stupore generale, quando lo ha provato al fianco di Kakà e Balotelli nel tridente offensivo che con ogni probabilità dovrà aver ragione della non sempre impeccabile difesa di Roberto Donadoni. Una decisione a dir poco inaspettata, non supportata da segnali incoraggianti provenienti dal campo: Max, molto probabilmente, punta sulla sua voglia di riscatto, di rivincita e sul fatto che il ragazzo, non giocando in Champions, ha molte più energie fisiche e nervose da offrire a questo Milan.
Nulla, però, è ancora davvero certo: il jolly Birsa e il rinato Robinho, infatti, daranno al francesino tanto filo da torcere fino all’ultimo per avere una sudatissima quanto importante maglia da titolare al fianco dei due blasonati colleghi.
E’ notte fonda, invece, per Alessandro Matri: le prestazioni incolori, la via del goal smarrita lo hanno portato a essere relegato in quella panchina che fino a due settimane fa per lui sembrava impensabile. L’ex Juve, inutile negarlo, era uno dei pupilli e degli elementi su cui il tecnico rossonero contava di far maggiore affidamento nei momenti di difficoltà. Come tutti sappiamo così non è stato: Matri, infatti, da possibile protagonista è diventato la massima espressione di questo Diavolo di inizio stagione. Impaurito, insicuro, incapace di trovare il bandolo della matassa anche in situazioni oggettivamente non impossibili. E alla fine, questo suo digiuno dalla rete unito a una inaspettata difficoltà a inserirsi nei meccanismi della squadra non poteva che costargli una silenziosa, eppure sonora bocciatura.