Si chiama Modello Milan, costruire principi sani e validi, uniformità di gioco e di comportamento, ad iniziare dai Pulcini 2005 e al servizio della Prima Squadra. E’ stato tracciato nelle sue specificità lo scorso 10 ottobre, alla presenza di ogni singolo allenatore interessato: una riunione fortemente voluta da Adriano Galliani. Un incontro che aveva a cuore l’argomento Settore Giovanile, che SpazioMilan.it ha approfondito in esclusiva intervistando l’esperto Filippo Vergani (agente FIFA), vicino alle vicende rossonere.
Vergani, parlando del settore giovanile del Milan non possiamo non soffermarci sull’uomo del momento: Filippo Inzaghi. Come giudica il suo lavoro?
“In ambito giovanile Inzaghi è uno dei migliori allenatori in circolazione. Il Milan con lui è al sicuro. E’ un esempio per i ragazzi, con un passato da giocatore di prim’ordine, soprattutto è straordinario a livello motivazionale, aspetto fondamentale all’interno di questo contesto. Tanti giovani hanno talento, pochi hanno il giusto spirito per sfondare: qui si spiega l’unicità di Inzaghi”.
E’ già pronto per la Prima Squadra?
“No, ma solo per la situazione che stanno vivendo i rossoneri. Mi spiego: ci sono difficoltà di risultati e problematiche interne non indifferenti, sceglierlo adesso sarebbe un rischio inutile per lo stesso Inzaghi. Deve essere tutelato, proprio perché ha grandi mezzi a disposizione. L’anno scorso negli Allievi Nazionali ha fatto bene, quest’anno in Primavera può fare ancora meglio”.
Primavera che ha intrapreso da poco, con due vittorie su due, la UEFA Youth League, la Champions dei giovani.
“E’ sicuramente un’esperienza positiva, ma non solo positiva. In questo modo i calciatori possono sì misurarsi in palcoscenici suggestivi ed europei, ma anche rischiare di perdere per strada qualche punto in campionato. Ma è normale, perché a questa età non sono abituati a giocare ogni 3 giorni. Fermo restando che l’obiettivo di ogni settore giovanile non deve essere quello di vincere, ma di formare delle promesse per il futuro”.
Come Cristante, che però fino adesso non ha mai giocato in incontri ufficiali…
“E’ vero, e mi dispiace che sia così. Non nascondo un certo malessere per questa vicenda, ma purtroppo è un problema di mentalità italiana: sia Allegri che Mazzarri, per esempio, hanno dimostrato di non essere così inclini nel ‘buttarli nella mischia’. Parliamo di un top-player di categoria, che a livello tecnico non ha nulla da invidiare a nessuno dei centrocampisti che ci sono in rosa. E’ in grado di dare delle geometrie che mancano da troppo tempo: il suo posto è occupato da un buonissimo De Jong, che però potrebbe fare anche la mezz’ala”.
Si rischia di perderlo per strada?
“Si rischia di fargli perdere un importantissimo anno di carriera. Sono molto perplesso: se era stato previsto uno suo scarso utilizzo, perché non cederlo in prestito? Lo hanno cercato il Chelsea e anche l’Arsenal di Wenger… Se Cristante oggi giocasse in Premier League sarebbe un titolare fisso, esaltato per le sue qualità”.
Il trattamento intrapreso con Petagna…
“Sì, anche se il discorso è diverso. Gli era stato detto che sarebbe rimasto, soprattutto per problemi di tipo economico. Poi è stato deciso di investire su Matri e a quel punto la Sampdoria è stata una buona soluzione. 11 milioni per Matri quando Petagna sarebbe andato benissimo come vice-Pazzini: è stata la scelta più corretta? Ma è anche vero che in Primavera era sprecato, quindi piuttosto che arretrarlo nelle gerarchie meglio farlo crescere altrove osservandolo con interesse. L’anno scorso ha fatto vedere mezzi fisici notevoli, è un attaccante che vale”.
Da Primavera a Primavera, quali sono i prodotti del presente da tenere sotto osservazione?
“Ne dico tre, tutti classe 1996: Mastalli, Modic e Di Molfetta. Meno Tamas, che è un ’95 con delle chance di arrivare in Serie A, ma non nel Milan”.
Cosa pensa, invece, di Mastour?
“Non lo conosco come persona. Dopo i primi numeri che ha mostrato gli è stato creato intorno un personaggio mediatico che non serviva, il Milan lo ha gestito male. Ha grandissime doti e migliorerà nel tempo, è anche seguito passo passo dal suo agente Paolillo. Gioca da ormai 2 anni con avversari più grandi di lui: non un semplice dettaglio. Dovrà avere costanza per emergere, fortunatamente sembra aver smaltito la serie di infortuni accusata l’anno scorso. E’ possibile vederlo in Prima Squadra tra 3-4 anni”.
Singoli che spiegano un progetto globale interessante: la convince il settore giovanile del Milan?
“Il progetto è ottimo, ma ci vuole pazienza. Il tifoso rossonero è abituato bene e a vincere, non va illuso. E’ giusto dire che i frutti del ‘Mondo Milan’ arriveranno tra più di 2 anni come minimo. Soprattutto, vanno bene le belle parole, ma è anche ora di passare ai fatti…”.
In che senso?
“Allegri. L’anno scorso l’ho difeso, adesso non posso. Sta mancando di personalità, al Milan devi sapere importi, non farti imporre le cose. Altrimenti meglio le dimissioni. Lo spazio che ha concesso ai giovani c’è stato, ma doveva essere maggiore. E’ vero che a Milano è facile distruggerli, ma l’errore è soprattutto di società ed allenatore”.
Lo stesso discorso può valere per Gabriel?
“Assolutamente sì, è giovane ma nemmeno troppo: un classe ’92 ha tutte le carte in regola per giocare nella Prima Squadra del Milan. Specie se non ci si fida di Amelia ed Abbiati non dà più garanzie. Non so se era il caso di rinnovargli il contratto, sono però sicuro che il portiere brasiliano merita di dimostrare stabilmente in campo quanto è forte”.
Ci racconta i principali movimenti del mercato giovanile rossonero?
“Il Milan ha fatto il grosso nei Giovanissimi Nazionali, non nelle squadre più ‘piccole’ perché ci sono problemi legati ad età, famiglia e burocrazia. E’ per questo che gli stessi ’99 sono la squadra che ha fatto meno bene fin qui, perché ha stravolto il suo assetto con almeno 10 nuovi innesti. Il nuovo obiettivo del Milan è davvero quello di creare campioni in casa, a partire dall’attività di base. Ma a livello italiano è sempre più costoso investire in questo ambito”.
Domanda secca: è superiore il settore giovanile del Milan o dell’Inter?
“L’Inter è ancora un passo avanti, lo dice la storia. A livello di 1997 non c’è paragone, anche se il Milan è superiore a tutti nei 1998 e l’Atalanta nei 1999”.
Chiudiamo parlando del Milan dei “grandi”: terzo posto possibile?
“Penso proprio di no, anzi se arrivasse in Europa League avrebbe già fatto buon un campionato. La squadra è debole per gli obiettivi che si è posta, impensabile puntare alla Champions di fronte a squadre come Juventus, Napoli e Roma. Tutte superiori al centrocampo del Milan, il vero problema che negli anni non è quasi mai stato rinforzato”.
Eppure Strootman sembrava ad un passo…
“Tutto vero: nel 2011 il Milan aveva l’accordo con il giocatore e con il PSV sulla base di 5-7 milioni, ma poi i rossoneri non chiuserlo l’affare. Lo stesso discorso varrà presto per Jorginho, che Galliani aveva in pugno e si lascerà scappare: ieri costava poco, domani 15 milioni. Galliani è il dirigente più bravo che abbiamo in Italia, ma non può fare sempre miracoli sul mercato senza aver denaro da spendere. Miracolo che ha fatto Allegri un anno fa, raggiungendo una Champions incredibile”.