Un campione tranquillo, serio, mai sopra la righe. A Milanello tutti ricordano con affetto e stima Marcel Desailly, che in un’intervista al mensile So Foot ha raccontato i suoi anni in maglia rossonera. Anni belli, pieni di soddisfazioni, come del resto ricorda anche il francese: “Arrivai da perfetto sconosciuto e da ultimo nelle gerarchie, senza pretese. Davanti a me, per i tre posti da straniero, c’era gente come Van Basten, Boban, Savicevic, Laudrup, Radiuciou e Papin, che all’epoca era da Pallone d’Oro. Capello, però, mi stimava molto: mi mandò in campo e ebbe addirittura la cattiva idea di farmi tirare le punizioni”.
Affascinanti anche i retroscena dello spogliatoio, che Desailly ricorda con un sorriso: “Avevo come macchina una Citroen 2CV che suscitava non poca perplessità nello spogliatoio: allora i più anziani potevano imporre ai giovani di presentarsi agli allenamenti in utilitaria e questi non pensavano neanche per un attimo a non ubbidire. Ricordo poi come mangiassimo sempre tutti insieme, era bellissimo. Mi colpì molto la tenacia e la voglia di migliorarsi di Paolo Maldini: un giorno arrivò e disse scusandosi che non avrebbe mai più calciato di sinistro. Nel giro di due anni nessuno poteva più capire che fosse mancino, incredibile”.
Le ultime parole sono per il Presidente Berlusconi, di cui il francese ha detto: “Si presentava sempre a Milanello con uno spolverino orrendo, che però lui diceva portasse fortuna. Era convinto che Agnelli volesse rovinargli gli affari: un giorno ci disse che se entrava in politica era per salvaguardare i suoi interessi e garantire un futuro ai nostri figli. Diceva sempre di non aver niente da dire, ma era capace di parlare anche per tre quarti d’ora a fila”.