La prima trasferta della stagione a Verona ha sentenziato che le tre creste sono ancora immature per giocare tutte insime e fare veramente la differenza. I “ragazzotti”, come li ha definiti Allegri le post-partita, non danno garanzie in attacco e la partita di mercoledì sera contro il PSV è un crocevia fondamentale: troppo importante la qualificazione, sia dal punto di vista sportivo che da quello economico. E così nella testa del tecnico livornese starebbe balenando l’idea di dare una chance dal primo minuto a Robinho, che nel quarto d’ora finale del Bentegodi ha dato vivacità a un attacco in balìa di se stesso.
Le indicazioni del Presidente nella famosa cena del 2 giugno furono chiare: trequartista, trequartista e ancora trequartista. Ma la rosa rossonera non dispone ancora della pedina capace di saltare l’uomo sulla metà campo offensiva e di servire quei deliziosi assist che da Arcore chiedono a gran voce: Boateng troppo immaturo e muscolare, Saponara ai box per infortunio. Così l’asso nella manica di Allegri diventa quel Robinho che per tutto luglio ha provato a partire, destinazione Santos, fino a quando si arrivò alla rottura e al conseguente rinnovo del contratto col giocatore al fine di spalmare l’ingaggio. Mercoledì sera, a San Siro, la maglia da titolare dietro alla coppia Balotelli-El Shaarawy potrebbe essere sua.
Il famoso 4-3-1-2 presidenziale potrebbe prendere forma alla terza partita stagionale. Galliani chiede ad Allegri di passare il turno, quei trenta milioni che deriverebbero dal passaggio del turno sono fondamentali. E con un Robinho in più, forse, la missione risulterebbe più facile. Parola al campo.
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