E’ un simbolo del Milan di Berlusconi, un marchio di fabbrica ancelottiano, un punto di partenza per Allegri, anche a Sassuolo e Cagliari. Il 4-3-1-2 non è un modulo nuovo in casa rossonera, è stata la forza dei successi più freschi e recenti, quelli con Rui Costa, Seedorf, Kakà e Ronaldinho, fino a Boateng nello scudetto numero 18. Al Milan il trequartista va di moda, è un preciso mandato del presidente del “bel giuoco”, elemento imprescindibile che l’anno scorso (ma anche ai tempi di Leonardo) è mancato per dare spazio ad esterni offensivi come El Shaarawy, Robinho e Niang, in passato Pato: un’assenza che ha pesato, ma più in termini di presenza che di risultati perché il Diavolo, dopo addii, nuovi arrivi da scoprire e giovani in rosa da far crescere, senza l’uomo dietro le punte ha comunque raggiunto un traguardo difficile ed ambito, a tratti inimmaginabile, come il terzo posto e quindi i playoff Champions.
Ma il diktat del patron onorario rossonero, espresso nel corso della cena della conferma del tecnico toscano, presso Villa San Martino ad Arcore lo scorso 2 giugno, è stato chiarissimo: rispolverare due attaccanti più centrali, con il rientro del rombo a centrocampo.
L’anno prossimo dunque ci sarà un ritorno alle origini, ma al momento siamo di fronte ad un caso strano. Perché? Semplicemente, ma non senza preoccupazione e qualche colpevole, mancano i trequartisti. Boateng c’è, ma nelle amichevoli si è dimostrato indietro di condizione, quasi spaesato, ma anche impreciso e poco incisivo: senza dimenticare, soprattutto, che nella sostanza il ghanese è sul mercato. Si aspettano offerte, la cessione è possibile. Saponara, l’unico interprete puro del ruolo, è praticamente fermo per infortunio (problema agli adduttori) da quasi un mese, senza aver partecipato a nessuna amichevole né tournée: un mistero spiacevole, sperando possa risolversi presto, per un giocatore che avrebbe avuto bisogno come il pane di ambientamento e minuti sul campo insieme ai compagni. Ricky è in ritardo, ma il Milan lo aspetta.
E poi c’è Honda, che se arrivasse metterebbe al sicuro il reparto, ma non le cose in maniera definitiva. La trattativa sembra infinita ed è diventata snervante, con i rossoneri che a piccoli passi si avvicinano ma hanno di fronte una forte resistenza del CSKA: la sensazione rimane che il giapponese, a breve, possa davvero arrivare. Sarebbero soluzioni di emergenza o ripiego quelle di Montolivo, che in Nazionale con Prandelli ha già ricoperto la zona (specie negli Europei del 2012), ed Emanuelson, non adatto e comunque ormai spostato come terzino. Insomma, il perno tattico del Milan che verrà, al momento, è povero di interpreti.
(Foto in evidenza: AcMilan.com)