La pace e la democrazia sono da sempre due comandamenti della sua vita. Anche la sua candidatura alle elezioni della Liberia, alcuni anni fa, nacque come istinto naturale, come desiderio di trasformare la violenza del suo Paese in armonia e quiete. Per questo motivo la notizia di una sua aggressione all’arbitro suona doppiamente male. Parliamo di George Weah, protagonista di un episodio molto sgradevole al termine di Uganda-Liberia.
Al triplice fischio finale che ha sancito la vittoria dell’Uganda per 1-0, nella gara valida per le qualificazioni ai Mondiali del 2014, Weah (a capo della delegazione della squadra liberiana) ha perso la testa e ha inseguito l’arbitro, Adam Cordier, nel tunnel degli spogliatoi tentando di aggredirlo. Solo l’intervento della sicurezza ha impedito che il suo intento si concretizzasse.