Proseguiamo il nostro pagellone, analizzando la stagione disputata dal terzino MATTIA DE SCIGLIO, focalizzandoci sul momento apicale e su quello meno brillante della sua annata in maglia rossonera. Le premesse per una stagione importante da parte del prodotto del vivaio rossonero c’erano tutte, visti i fantastici campionati disputati con la Primavera, ma non c’è dubbio che nemmeno il più ottimista dei tifosi o degli addetti ai lavori avrebbe potuto pronosticare un’annata disputata così meravigliosamente dal numero due milanese. Ventisette partite in serie A, delle quali soltanto due partendo dalla panchina, rappresentano motivo d’orgoglio per un ragazzo classe 1992 al debutto nella prima squadra di un club “top class” come quello rossonero; ragazzo che ha potuto aggiungere al suo curriculum cinque presenze in Champions League, una in coppa Italia e tre con la Nazionale maggiore di Cesare Prandelli, che ne farà il terzino titolare alla prossima Confederations Cup. I numeri basterebbero, da soli, a capire la qualità della stagione di De Sciglio, ma è osservandolo in partita che si è compreso come il ragazzo abbia i crismi del grande campione. La duttilità tattica lo ha reso uno dei pupilli di mister Allegri, che lo ha schierato in ben quattro ruoli diversi, ottenendo gli stessi mirabili risultati: terzino destro, la sua collocazione naturale, terzino sinistro, che sarà il suo ruolo con la maglia azzurra, e addirittura difensore centrale (in coppia con Acerbi nel match casalingo col Siena, ndr) e quarto di centrocampo a destra nell’inedito 3-4-3 schierato dal tecnico livornese in Champions contro il Malaga in terra iberica; la calma e la padronanza con cui calca il terreno di gioco, inoltre, hanno colpito tutti perché sono caratteristiche tipiche di calciatori ben più navigati di un ventunenne, che, uscito dal vivaio, sarà uno dei perni della prossima decade rossonera.
MOMENTO FLOP In una stagione di tale livello, sono stati ben pochi i passaggi a vuoto del ventunenne terzino, che ha vissuto il suo momento meno felice nella delicatissima sfida del Franchi contro la Fiorentina. Dopo un primo tempo di livello, la ripresa del giovane è a dir poco complicata: Cuadrado è il cliente più difficile che un terzino può ritrovarsi di fronte e lo salta puntualmente. A “coronare” l’infelice performance è l’ingenuo rigore causato proprio ai danni del colombiano al minuto 73. L’ex Lecce lo salta all’interno dell’area di rigore e De Sciglio lo stende: rigore netto e gol del definitivo 2-2. Dopo sette partite da titolare, un DeSci appannato finisce in panchina nei successivi match clou contro Napoli e Juventus, per poi riacquistare la titolarità nei match contro Catania, Roma e Siena e tornando su livelli ben oltre la media. Bravo anche Allegri a preservarlo in un momento per lui poco favorevole.
MOMENTO TOP “Il nuovo Tassotti” dà il meglio di lui durante tutto l’arco della stagione ed indicare un solo match che rappresenti l’apice della sua annata è difficile. Tuttavia, dovendo fare una scelta, puntiamo tutto su Milan – Juventus del venticinque novembre, il match che ha sancito l’inizio della risalita per il Milan. Nella gara contro i campioni d’Italia, De Sciglio fa ammattire letteralmente Asamoah, reso inoffensivo in fase d’attacco e “buggerato” costantemente in proiezione offensiva. Gli ottantamila del Meazza lo galvanizzano e lui sfiora anche il gol con un velenoso tiro dalla media distanza. Sovrapposizioni, cross, diagonali difensive: nella “Scala del calcio”, Mattia mette in mostra tutto il suo repertorio e si consacra agli occhi del pubblico rossonero come l’erede della grande stirpe di terzini, sperando che la sua carriera sia come quella del grande Paolo dal numero tre sulle spalle: lunga e tutta a tinte rossonere.