Bisognerebbe ripensarci con un sorriso, a quest’estate. Ci sarebbe da ripensare agli sguardi perplessi e scettici che lo hanno accolto, alla diffidenza generale, al paragone continuo e quasi snervante che i più hanno fatto spesso e volentieri con Cassano. E la bilancia, a parole, pendeva sempre dalla parte del barese.
Giampaolo Pazzini, però, è uno che alle parole preferisce i fatti e lo ha dimostrato sin da subito, quando ha saputo entrare nel cuore dei tifosi in modo immediato, a suon di goal, impegno, sudore e voglia di dimostrare di essere da Milan. La partita da lui disputata contro il Catania ieri sera rappresenta l’ennesima prova di come si sia calato in modo magistrale nel ruolo che Max Allegri ha saputo ritagliargli in questo Milan. Sì, perchè di giocatori capaci di entrare, segnare la doppietta della svolta, scardinare una difesa ordinata e lucida come quella di Maran ce ne sono davvero pochi.
Il Pazzo è esattamente come tutto il Diavolo dovrebbe essere: umile, capace di lavorare in silenzio e di accettare le decisioni del mister in modo maturo e straordinariamente intelligente, pronto ad adoperarsi (benissimo) alla causa ogni volta che viene buttato nella mischia. Mai una polemica, mai una parola di troppo nonostante le numerose panchine spesso immeritate. Lo stesso Allegri, a fine partita, non ha potuto far a meno di sottolineare la sua straordinaria capacità di lettura della palla.
Restare aggrappati al terzo posto nonostante la furia viola si può e si deve, eccome. Per farlo, però, d’ora in avanti ci serviranno undici Pazzi. Determinati, grintosi, capaci di farsi trovare pronti nel momento del bisogno, innamorati dei colori rossoneri, capaci di trasmettere ai compagni la voglia di ribaltare situazioni difficili.