Montolivo: “Al Milan per vincere, diventeremo una grande squadra. Gioco alla Pirlo e mi ispiro a Gerrard. Contro il Napoli sarà la prova di maturità”

MontolivoDa giocatore incompiuto, a leader indiscusso del centrocampo della squadra più titolata al mondo: a Riccardo Montolivo sono bastati pochi mesi per convincere, anche i più critici, di essere un giocatore “da Milan”, un leader carismatico a cui mister Allegri ha voluto affidare le chiavi del centrocampo rossonero, e la fascia da Capitano nelle partite più importanti della stagione. “Se mi aspettavo tutto questo? Onestamente no, c’erano sicuramente la convinzione di poter fare bene e la voglia di dimostrare il mio valore in una grande squadra. Ma era difficile prevedere un inserimento così importante. La fascia? E’ stato il Presidente Berlusconi a consegnarmela la prima volta contro la Juventus”, ha dichiarato Montolivo in una lunga intervista concessa al Corriere dello Sport.

Un inserimento reso complicato dal difficile avvio di stagione della squadra rossonera: “Le difficoltà del cambiamento di gran parte della squadra, la mancanza di punti di riferimento e una realtà diversa da quella di Firenze mi hanno sicuramente condizionato. Ero reduce da un buon Europeo, era lecito aspettarsi qualcosa da me, anche se fisicamente ci metto un po’ di più ad entrare in forma dopo il ritiro estivo. Ho questa caratteristica di non partire bene, poi mi sono anche infortunato”.

Sul perché Riccardo ha scelto il Milan, dopo 7 anni a Firenze, e sui fischi dei suoi ex tifosi: Ho scelto il Milan perché finalmente vorrei vincere qualcosa nella mia carriera. I fischi dai tifosi viola? C’è stata un po’ di amarezza, me li aspettavo, conosco il pubblico viola…Ho trascorso 7 anni lì, ho dato tutto quello che avevo, abbiamo avuto stagioni esaltanti ed ero il Capitano. Dispiace essere stati accolti così, ma ora guardo avanti, è una storia chiusa”. A Firenze Montolivo ci è tornato indossando la fascia da Capitano del Milan: “Non so da chi sia nata l’idea, ne abbiamo parlato con Galliani e Abbiati che, assente Amrosini, avrebbe dovuto indossarla in quanto ‘vice’. Ho trovato la fascia al mio posto: “Grazie, mi avete fatto un regalo”, ho detto a tutti nello spogliatoio. Qui al Milan posso esprimermi per quello che sono, ero importante anche a Firenze, ma la qualità e la continuità a livello di Milan sono diverse”.

Riguardo al suo ruolo, e a chi lo considera il sostituto di Pirlo: “Sono abituato a mettermi a disposizione, è il mio punto di forza. Vice-Pirlo? Attualmente il mio ruolo tattico è quello, sono pronto a fare tutti i ruoli del centrocampo tranne che il trequartista. Il mio campione di riferimento? Gerrard, Lampard e De Rossi, perché abbinano benissimo le due fasi, difesa e attacco”. A San Siro, domani sera, arriva il Napoli, secondo in classifica, e questa volta i rossoneri non dovranno a fallire come è già successo a Firenze e a Barcellona: “In entrambi i casi la causa è da collegare a una questione di testa, siamo mancati soltanto dal punto di vista psicologico, dobbiamo diventare una grande squadra. Il secondo posto non è sfumato, ma contro il Napoli ci attende una prova di maturità; loro sono superiori negli automatismi, sono insieme da tantissimi anni, mentre qui al Milan si è ricostruita in pochi mesi un’intera squadra“.

Sull’assenza di Balotelli e sul calo di El Shaarawy: A novembre, prima dell’arrivo di Mario, avevamo già iniziato la nostra rincorsa che ha visto protagonista Pazzini.Certo, l’impatto di Balotelli in campionato è stato pazzesco. Un consiglio per El Shaarawy? Deve mettersi a disposizione, non dimenticarsi di quello che ha fatto e non cercare alibi. Segna meno gol, ma ha dimostrato di saper fare altro, in fase difensiva, benissimo”. Infine, una battuta Sui pregi e difetti della squadra di Allegri: “Il nostro miglior pregio è la velocità, siamo una squadra dinamica che non può permettersi di palleggiare. Dobbiamo essere sempre al cento per cento. Come perdiamo questa caratteristica, perdiamo forza. Si tratta di un pregio che diventa difetto se non facciamo questo tipo di calcio. Il nostro difetto? Il Milan in certe occasioni non riesce a gestire il pallone come dovrebbe, appunto perché non è una squadra di palleggiatori”.

 

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