Trentasei anni, sentirli e correre lo stesso. Massimo Ambrosini non può e non pretende di giocare con continuità tutte le gare da qui alla fine del suo contratto, sa di avere sulle spalle il peso di tante battaglie e di dover spesso lasciare il passo a chi queste battaglie può combatterle con la potente arma della gioventù. Nonostante tutto però la gamba non la tira mai indietro, forse per questo Adriano Galliani e Massimiliano Allegri hanno scelto lui, lo scorso anno, per fare da collante tra giovani, meno giovani e, soprattutto, per portare avanti l’idea e lo stile Milan. Nello spogliatoio ci sta riuscendo, in campo, quando è chiamato in causa, pure.
Prendiamo la partita di ieri. A Verona, su un campo terribile, si è posizionato in zona centrale e al fianco di Riccardo Montolivo ha sfoderato una delle migliori prestazioni della sua stagione. Preciso nelle chiusure, generoso anche quando c’era da portarsi avanti. Con ossigeno e tempismo sempre, tranne in un’occasione: 73′ Muntari lo vede smarcato, lui stoppa la palla e se la allunga quel tanto che basta per permettere a Puggioni l’uscita efficace. Peccato, ma non è il gol la vittoria di Ambro.
In campo per tutta la gara, quando l’arbitro fischia è uno tra i primi ad abbracciare Ricky Montolivo. E’ stremato, ma anche dopo l’ultima e opaca apparizione contro il Barcellona, si è rialzato come solo i grandi. Per quanto riguarda il capitolo rinnovo dal Milan fanno sapere che ci vorrà ancora tempo, ma la sua priorità, confermata dallo stesso agente, resta sempre e solo rossonera, così da continuare ad essere capitano di due mondi.