Dopo aver lasciato definitivamente il Milan al termine della scorsa stagione, l’ex rossonero ha parlato del momento in cui aveva pensato di ritirarsi.
Dopo un’estate che ha portato a molti cambiamenti, in casa Milan il momento non è dei migliori. Dopo aver salutato Stefano Pioli e aver accolto Paulo Fonseca come nuova guida tecnica della squadra, l’idea era quella di proporre una nuova idea di calcio. Il mercato ha portato diversi nuovi innesti, con le premesse del precampionato che avevano fatto pensare ad un Milan pronto a tronare su grandi palcoscenici. L’inizio di campionato ha però cambiato completamente le prospettive, con i soli due punti fatti nelle prime tre giornate e le poche idee tattiche che hanno fatto preoccupare i tifosi.
Oltre a Pioli, al termine della scorsa stagione avevano salutato il Milan anche altri giocatori. Da Olivier Giroud, protagonista assoluto dello scudetto di due stagioni fa e leader della squadra, a Simon Kjaer, leader difensivo durante la cavalcata della stagione del tricolore, passando per Mattia Caldara. Quello del difensore italiano è un nome che di certo non resterà nella memoria dei tifosi rossoneri, nonostante il suo acquisto nel 2018 fosse stato visto come un grande colpo per il futuro. L’attuale centrale del Modena ha parlato di alcuni momenti della sua carriera, raccontando anche del momento in cui aveva pensato di ritirarsi dal calcio.
Mattia Caldara si racconta tra passato, presente e futuro. L’attuale difensore del Modena ha parlato in un’intervista al Corriere della Sera di alcuni momenti della sua carriera e di come siano cambiate le sue prospettive nel giro di pochi anni. L’ex centrale del Milan ha parlato anche della sua avventura in rossonero, definendola il suo più grande rimorso: “Il più grande rimorso della vita. Arrivavo dalla Juventus con Higuain, in due anni all’Atalanta avevo segnato 10 gol debuttando in Nazionale. Il club ci fece salire sulla terrazza di Piazza Duomo davanti ai tifosi. Che imbarazzo, già fare le interviste per me è dura. Durante una corsa in allenamento salta il tendine d’Achille. Il chirurgo vede che è rimasto attaccato del 10%, non mi opera. Resto a casa col gesso per 50 giorni”.
Il 24 aprile 2019, in una gara di Coppa Italia contro la Lazio, Caldara gioca 60 minuti. Avrebbe potuto giocare anche la successiva partita di campionato in quanto Musacchio era squalificato, ma ecco la rottura del crociato: “Torno in campo, Musacchio va in diffida. Finalmente è il mio momento, mi dico. Due giorni prima della partita in un contrasto con Borini mi rompo il crociato. Botta tremenda. È stato difficile da accettare. Da digerire. Se avessi giocato? Se avessi fatto una buona partita? Nel calcio passi dallo zero al cento in un attimo“.
Caldara ha dichiarato di aver pensato anche al ritiro: “Mai pensato al ritiro? Una mezza volta sì, vedevo la mia carriera quasi finita. Quando tutti ti dicono che sei finito, ti convinci che sia vero. Ho capito che non dovevo intestardirmi, certi livelli non li avrei più raggiunti. Dovevo lottare almeno per tornare a giocare a calcio. Alla fine ho ringraziato i medici. Erano i primi a restarci male quando non riuscivo a recuperare“.
Nonostante tutto a Caldara è tornato il sorriso, con l’esperienza in Serie B al Modena che lo sta aiutando: “Ho ritrovato la gioia di giocare. Sono tornato bambino, apprezzo il non sentire dolore, la tensione del prepartita, anche le fatiche del ritiro che non facevo da anni“.
This post was last modified on 12 Settembre 2024 - 17:33