Ariedo Braida, ex collaboratore del Milan è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport nel giorno del funerale di Silvio Berlusconi. Di seguito le sue dichiarazioni:
Un suo ricordo:
“Silvio Berlusconi era innamorato del bello, della felicità che il calcio può dare: nulla gli dava più gioia del parlare di pallone. Ha realizzato i suoi progetti, o comunque è andato abbastanza vicino a realizzarli tutti. E vorrei ricordare che dal nulla ha creato migliaia di posti di lavoro“.
Il giocatore preferito di Berlusconi:
“Amava i calciatori eleganti. Forse Van Basten, ma è difficile rammentarne uno soltanto“.
Acquisto più difficile:“Le difficoltà non arrivavano mai dal presidente: alle persone vicine a lui dava spazio totale. Poi, certo, bisognava rispondere del proprio operato. Guardi, il presidente poteva dirmi qualsiasi cosa. Da lui c’era sempre da imparare. Era un uomo affascinante. Comunque, qualche affare complicato c’è stato. Voleva prendere Borghi, e sono andato fino in Argentina. A Genova, Vialli ci disse di no, perché a Milano non c’è il mare“.
Il mancato acquisto di Zidane:
“Vero, ma è successo tempo dopo. E’ stata complicata anche la vicenda Desailly, ma se andiamo ad analizzarle tutte…Kakà, Gullit, Rijkaard…“.
Il retroscena sull’acquisto di Rijkaard:
“Stavamo scappando, i dirigenti dello Sporting Lisbona ci avevano lasciato soli temendo i tifosi. Ho agito d’istinto mettendo al sicuro il documento. Ma poi Ronaldo, Ronaldinho, Rivaldo…il presidente amava il calcio a livello estetico, la magia che certi giocatori riescono a creare“.
Adorava Savicevic:
“Ah sì, il Genio, che giocatore. Berlusconi ne andava pazzo. Capello un po’meno, ma Berlusconi lasciava liberi i suoi allenatori. Discuteva, chiedeva. Quando lavoravi per lui, per il Milan, sentivi il peso della responsabilità“.
Altri giocatori:
“Fra i più amati, Donadoni: il presidente non voleva farne a meno. E mi incaricò di strapparlo può immaginare a chi. Boban, Thiago Silva, Pato, Nesta, Ibra. Tanti non sono stati pagati cifre iperboliche e hanno assicurato buone plusvalenze. Ovviamente Shevchenko: lo abbiamo preso per 24 milioni, se n’è andato per 50. E nessuno avrebbe voluto che se ne andasse.
Io glielo avevo detto: ricordati che qui sei amato, altrove dovrai farti amare. Quando andai a Kiev per convincerlo a scegliere il Milan ero con Rezo Chokhonelidze che traduceva. Gli ho portato la maglia e gli ho detto: ‘Andriy, vieni da noi e vincerai il Pallone d’Oro’.
Ho tirato a indovinare ma ci ho preso. Voleva bene a tutti. E oltre ai grandi acquisti non dimentichiamo i campioni di casa: Baresi, Maldini, Costacurta, Tassotti, Filippo Galli. Per lui erano tutti speciali, a modo loro“.
This post was last modified on 14 Giugno 2023 - 19:09