Uno dei pupilli dei tifosi rossoneri è Rafael Leao, talento portoghese che è diventato nel corso degli anni un vero e proprio trascinatore della squadra allenata da Stefano Pioli. Il calciatore è stato intervistato da Noisey per scoprire qualcosa di più sulla sua persona, le sue passioni e i suoi obiettivi futuri.
Oltre il calcio, Leao è fortemente legato alla musica, come dimostrano queste parole: Sono alla fine del mio album, sto finendo. Mancano un paio di videoclip da fare. Sono contento di quello che ho fatto finora. Abbiamo scelto di fare un album perché così posso fare ancora più musica, più canzoni e gli altri avrebbero potuto ascoltare di più.
La passione è nata grazie a suo padre, il quale suonava la semba. Del genitore e del genere musicale parla così: Era un genere di allora. Simile al reggaeton, così si diceva. Non proprio così simile, ma almeno così capisci. Quando abitavo da solo la musica era la mia compagnia. Prima di arrivare in Italia ero in Francia e quasi sempre ero solo e la musica era la mia compagnia.
Il rap come sfogo per Leao
Al contrario del padre, Leao ascolta tanto rap, come dimostrano queste parole e gli artisti citati dal giocatore: Per i messaggi. Lo ascoltavo un po’ quando mi allenavo, c’erano messaggi sul non mollare mai e cose simili, mi è rimasto impresso. 50 Cent, Lil Wayne, Kanye West… Adesso c’è Lil Baby, Future, Roddy Ricch. Italiani ascolto Lazza, Sfera, Capo. Anche ieri ero con Lazza. Mi piace la loro musica, sono bravi ragazzi. Prima di arrivare in Italia li ascoltavo già.
Il focus però resta sempre legato al calcio, come dimostra questo aneddoto d’infanzia: Giocavo sempre a calcio. Anche i miei amici di oggi sono i miei amici di quartiere. Loro facevano le cose che io non potevo fare, perché da piccolo ho cominciato a giocare a calcio. Non potevo andare a ballare o cose così perché c’era allenamento al mattino. Giocavo sempre a calcio lì, tutto il giorno. Quando posso torno in Portogallo e vado lì, ci sono i miei parenti e vado a trovarli. Quando ero piccolo non posso dire che ero povero ma mio padre ha passato momenti difficili per aiutarmi. C’erano degli amici che potevano comprare scarpe da 300€, io non potevo. Invece oggi posso comprare quello che voglio, posso aiutare la mia famiglia perché mio papà non lavora, così come mia mamma. Li posso aiutare.
Da quest’estratto si può capire quanto il giocatore sia un uomo con la testa sulle spalle, capace di caricarsi sulle sue spalle un team prestigioso come il Milan. Rinnovo permettendo.
Alfonso Martino