Quando stamattina è uscita la notizia dell’intervista di Sky Sport a Marco Serra, arbitro del famoso errore in Milan-Spezia, e ad Alfredo Trentalange, presidente AIA, in molti hanno sperato che fosse finalmente il segno di un’apertura da parte del mondo arbitrale, un mondo che sempre più spesso viene etichettato come troppo chiuso in se stesso.
La speranza, però, si è rivelata vana. Rispetto a quanto si possa pensare, l’intervista più importante e più interessante non doveva essere quella di Serra, chiamato “soltanto” a spiegare la dinamica del gol annullato a Messias (che di fatto ha negato i tre punti ai rossoneri) e niente più.
Le parole più importanti, oggi, sarebbero dovute essere quelle di Trentalange, e invece è stata un’occasione persa. Per il presidente dell’AIA era l’opportunità per fare un mea culpa pubblico a nome del mondo che rappresenta, e per avanzare, eventualmente, delle proposte di miglioramento. Da tempo ormai lo stesso Trentalange parla della possibilità di far intervenire gli arbitri nelle interviste postpartita: una svolta che sarebbe ben accolta da tutti, ma che sembra ancora oggi remota.
La sensazione invece è che ci si sia ridotti soltanto a voler riabilitare chi ha sbagliato, senza spendere parole concrete per chi invece il torto lo ha subito, e senza dar valore a quanto questo errore abbia realmente pesato:
“In Serra ho trovato una persona di spessore, una persona ferita ma che non vede l’ora di tornare ad arbitrare. L’AIA è una grande squadra anche dal punto di vista umano, e Serra in questo è stato molto bravo. L’umanità dei giocatori e dei dirigenti in un momento così ci ha fatto estremamente piacere“.
È questo il succo del (breve) discorso del massimo rappresentante del sistema arbitrale italiano, un discorso che avrebbe potuto dire molto di più, che avrebbe potuto rappresentare una vera e propria apertura al dialogo, e che invece si è rivelato essere soltanto un buco nell’acqua, un’occasione persa.
This post was last modified on 3 Febbraio 2022 - 08:09