È capitato a tutti almeno una volta nella vita di realizzare un gol decisivo per la propria squadra in una partita di Champions League. Ogni appassionato di calcio ha vissuto almeno una volta quel momento, poi però, la maggior parte di noi si è risvegliata nel proprio letto nel pieno della notte e, capendo che si trattasse solo di un semplice sogno, ha deciso di tornare a dormire.
Ieri sera, allo stadio Wanda Mentropolitano di Madrid, anche Junior Messias ha vissuto il nostro stesso sogno ma non si è svegliato. L’ha vissuto veramente. Ha portato nel mondo reale ciò che ha vissuto migliaia di volte quando viveva in Brasile e sperava di diventare un calciatore professionista.
Una favola, potremmo dire, se non prendessimo in considerazione i sacrifici fatti dall’attuale calciatore del Milan che, nonostante il passare del tempo e il raggiungimento dell’obiettivo che si allontanava sempre di più, non ha mai mollato. Anzi, ha sempre creduto fermamente in ciò che faceva.
Ci siamo passati tutti: ad un certo punto della vita ci si accorge che la strada per diventare calciatore professionista è pressoché impossibile, si diventa grandi e ognuno di noi si pone obiettivi differenti ma maggiormente “realizzabili”.
Il brasiliano, invece, ha voluto rimanere bambino, fantasticare come quest’ultimo e dedicare la sua vita al pallone.
E pensare che solo qualche mese fa, alla presentazione di questo nuovo calciatore rossonero, molti tifosi hanno storto il naso. Dopo l’addio di Calhanoglu, sono stati accostati al Milan diversi grandi calciatori su cui Maldini e Massara hanno, però, deciso di non puntare.
Non sono mancati nemmeno sfottò e prese in giro per l’acquisto proveniente da una squadra come il Crotone invece dei vari Isco, Bernardo Silva o James Rodriguez.
Tutti grandi nomi, è vero, ma se c’è una cosa che caratterizza la gestione di questa società è la sostenibilità e il puntare non tanto sulle “figurine” quanto su calciatori funzionali al progetto indipendentemente dalla storia o dal nome che portano dietro la schiena.
I sostenitori del Diavolo dovrebbero imparare a fidarsi di questa dirigenza in quanto dimostra giorno dopo giorno di essere competente e di non sbagliare un colpo, nemmeno quello di puntare su un trentenne che lavorava come fattorino fino a poco tempo prima preferendolo a fuoriclasse di livello internazionale.
Si perchè la storia di Messias è abbastanza particolare, a 20 anni si trasferisce in Italia per inseguire la sua aspirazione. Lavora come fattorino per quattro anni e intanto gioca a livello amatoriale nei tornei UISP di Torino.
Dal 2015 inizia la “vera” gavetta partendo dal campionato di Eccellenza con il Casale per poi passare in Serie D con il Chieri dove conquista la promozione in Serie C.
Fino al 2019 milita tra la C e la D, quando arriva la chiamata del Crotone che gli offre l’opportunità di giocare prima in Serie B e poi addirittura in A.
Il sogno sembra già arrivato al culmine: Messias ha ormai 29 anni ed è riuscito a prendere parte ad uno dei massimi campionati nazionali al mondo, tuttavia la scalata non è ancora terminata.
Nell’estate 2021 arriva la chiamata dal Milan che gli permette, non solo di giocare e lottare per la vittoria del campionato, ma anche di debuttare in Champions League.
E poi ci sono serate come quella di ieri che ripagano tutti i sacrifici, le sofferenze e il sudore versato per un grande obiettivo. Serate che non verranno facilmente dimenticate né dal protagonista della storia né dagli appassionati che vivono di questo.
Il calcio è fatto di emozione, passione, sogni irrealizzabili che diventano realtà, imprese che rimangono nella storia e che rivivranno per sempre nei ricordi di chi le ha vissute.
Serate come questa sono l’essenza di questo sport, ciò che rende magico questo gioco.