Dal Pino duro contro il Governo: “Capienza al 75% negli stadi? Vi dico la mia”

Il presidente della Lega di Serie A, Paolo Dal Pino, ha parlato così ai microfoni di Gazzetta.it al Festival dello Sport di Trento. Le parole:

Sulla crescita della Serie A: “La nostra Serie A ha grandissimi spazi di crescita perché, rispetto ad altre leghe come Premier o Liga, ha un potenziale inespresso soprattutto internazionale. Dipende da noi lavorare sui progetti che già da più di un anno abbiamo messo in cantiere, costruire una media company capace di diffondere il verbo del nostro calcio del mondo. E dipende poi da noi creare le condizioni perché i nostri club riescano a prosperare in uno scenario sano. Gli ultimi due anni purtroppo non hanno aiutato in questa direzione”.

Sugli Europei: “Ha dato un impulso, ora sta a noi cavalcare l’onda di questo impulso. Io amo molto il surf: l’onda la puoi prendere o essere preso dall’onda. In questa situazione non dobbiamo fare errori che sono già successi in passato, vi ricordate nel 2006 abbiamo vinto i Mondiali e non siamo riusciti a capitalizzare a causa di altre situazioni un contesto estremamente favorevole. Oggi abbiamo un contesto favorevole, abbiamo un campionato italiano estremamente interessante, attraente, con grandi squadre e grandi nomi: dipende dalla nostra capacità di organizzarci e di pianificare il futuro il successo del nostro percorso”.

Sul VAR: “Motivo di grande orgoglio. Come ho detto settimana scorsa trattasi non solo di VAR Room come nessuno ha, non ce l’hanno la Uefa, la Fifa e nemmeno gli altri campionati, ma si tratta anche di un centro che è di per sé la base della nostra media company. Lissone è un centro in cui arrivano le camere di tutti i campi, dove le nostre strutture procedono alle virtualizzazioni, alle grafiche, alla distribuzione dei segnali ai broadcaster, in Italia e all’estero. E’ un centro in cui viene prodotto il contenuto calcio. E’ fondamentale per noi approfittare di questo momento di orgoglio nazionale generato dalla vittoria degli Europei, di necessità della Serie A di intraprendere velocemente un percorso di riforme, di impossessarsi del proprio destino e attraverso lo sviluppo e il controllo di una propria media company questo sarà assolutamente possibile”.

Paolo Dal Pino Figc

Sugli impegni ravvicinati: “Io credo sul tema degli impegni ravvicinati, le partite si giocano alle distanze previste dal regolamento. Non ho molti commenti da fare, se non che capita a tutte le squadre di giocare le domeniche e il mercoledì, il sabato e il martedì e magari avere poco spazio tra una partita e l’altra. Ci sono squadre ma anche giocatori che hanno giocato oltre 60 partite in un anno: non entro su quel tema, entro su un tema più ampio ossia che c’è un affollamento dei calendari esagerato, che c’è una tendenza ulteriore in questa direzione e che dobbiamo riuscire a considerare che non c’è posto per far crescere altri a discapito nostro. Noi questo non lo accetteremo mai. Il campionato italiano, spagnolo, britannico, sono campionati che investono e non possono investire per trovarsi un prodotto svalorizzato e che compete con altri prodotti usando poi i tuoi stessi giocatori”.

Sulla capienza al 75% negli stadi: “Abbiamo combattuto sempre e soltanto per il 100%. Ovviamente ben venga il 75%, ma è un assurdo vedere che c’è il 100% nei cinema, nei teatri e all’aperto abbiamo il 75%. Ho colto da alcune dichiarazioni la consapevolezza che questo 75% vada portato al più presto, parlo di giorni o settimane, al 100% e sono convinto che questo accadrà. Perché se non accadesse, si tratterebbe di un’azione discriminatoria verso il calcio, che si aggiungerebbe a tutta una serie di altri comportamenti che non hanno aiutato il nostro settore”.

Sugli agenti: “Gli investitori nuovi portano entusiasmo e voglia di fare. Gli stranieri non hanno ancora chiare le difficoltà che si incontrano, purtroppo, in questo Paese, ci sono alcuni nodi fondamentali che vanno affrontati e risolti. Gli stranieri comprano squadre di calcio italiano perché ritengono che siano asset in grado di valorizzarsi, puntando sugli stadi, ma in Italia, se va bene, per fare uno stadio ci vogliono 10 anni, quando all’estero di anni ce ne vogliono due. Investono perché credono che questo calcio si possa riformare, ma per farlo servono risorse. I soldi vengono raccolti per una logica di investimento futuro, però ci sono mille ostacoli. Il problema oggi sono anche i giocatori che vanno via a zero, con un grave danno ai club. Il caso Vlahovic è evidente, pensate al danno che può ricevere il club viola. Ci sono miliardi che finiscono nelle tasche di intermerdiari”.

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