Immagina che sia il 70 minuto di una partita contro la Juventus allo Stadium: la tua squadra è sotto 1-0, e dopo uno scontro di gioco il pubblico ti provoca e tu li zittisci, infiammando gli animi in campo e sugli spalti. Però tu resti calmo, così calmo che soltanto cinque minuti dopo vai a saltare di testa su un calcio d’angolo e metti dentro il gol di un pareggio ormai quasi insperato. Questo è Ante Rebic, che dopo il match di ieri sera si prende di diritto il titolo di “incubo bianconero“: sono tre i gol del croato nelle ultime tre partite contro la Juve. Una vera e propria sentenza.
E se c’è una cosa che ancora nessuno sembra aver capito, è che più viene provocato, più si carica. Dovrebbe saperlo bene Szczesny, quando in Milan-Juventus del luglio 2020, in vantaggio di due gol gli disse: “Perdi 2-0, non fare il fenomeno“. Risultato finale? 4-2 per il Milan in rimonta, con Rebic a mettere la firma sul quarto gol rossonero. Dopo ieri sera lo hanno capito anche Bonucci e i tifosi bianconeri. C’è chi risponde a parole, e chi lo fa con i fatti (o con i gol): Ante è uno di questi.
Il croato ha sempre preferito dire la sua in campo, e anche quest’anno ha iniziato con il piede giusto, diventando decisivo nella settimana più difficile degli ultimi mesi rossoneri: due assist contro la Lazio, gol a Liverpool e gol anche contro la Juventus. Mai banale, sempre più determinante. Se c’è una cosa che gli è stata spesso rimproverata (forse anche troppo), è la mancanza di continuità. Proprio quella continuità che invece sta trovando in questo inizio di stagione, anche giocando in un ruolo propriamente non suo, quello della prima punta.
Del resto, i numeri parlano per lui: 12 gol e 4 assist alla prima stagione al Milan, 11 gol e 9 assist lo scorso anno, nonostante infortuni e Covid lo abbiano tenuto lontano dal campo per tante settimane. Questo è Rebic. Silenzio e tanta concretezza, lontano dalle luci dei riflettori: quelli non gli servono.