A Radio 105, Andriy Shevchenko ha presentato “Forza gentile”, la sua autobiografia uscita la settimana scorsa. Ospite di Max Brigante, ha raccontato la sua esperienza milanese svelando alcuni aneddoti interessati: “Quando sono arrivato, il Milan era una grande squadra. Ero timidissimo. Ho conosciuto, non parlando bene l’italiano, un gruppo di ragazzi formato da Costacurta, Ambrosini e Albertini, prima di conoscere tutti gli altri in Sardegna”.
I gol a cui è legato: “Ho rivisto di recente le immagini del rigore contro la Juventus, da un’altra telecamera. Si vedevano i miei compagni. Nesta era nervoso, stavano tremando tutti. È bello ritornare a quelle emozioni. Ora, però, sono concentrato con il mio lavoro quindi rivedo poco le azioni del passato”.
Il suo essere punto di riferimento: “Quando ho deciso di lasciare l’Ucraina ho sentito una grande responsabilità. Non è stato un passaggio facile. Potevo sbagliare e commettere errori, ma non li ho fatti, non avevo paura. Il calcio è la mia vita. Oggi sono diventato allenatore della Nazionale per cui sono diventato un idolo”.
La sua innata confidenza con il gol: “È una dote che ti può regalare solo Dio. La qualità è unica, speciale”.
This post was last modified on 6 Maggio 2021 - 22:33