Paolo Maldini, direttore tecnico del Milan, è stato intervistato da Dribbling, su Rai 2. Le sue parole:
Cosa lo rende orgoglioso di questo Milan: “Mi rende felice per la maniera di giocare, la sua maniera di essere, il suo coraggio, quindi son tutte cose che noi abbiamo chiesto ai nostri giocatori quando sono arrivati e a quelli che abbiamo trovato quando nell’agosto del 2018 ho accettato questo lavoro“
Sul cambiamento del Milan nel post-lockdown: “Credere in quello che si fa e credere nei giocatori, aspettarli. Questa squadra è una squadra che aveva bisogno di ricostruire una base che, con gli anni, era cambiata e non riusciva a ripartire. Il discorso che abbiamo fatto all’inizio, quando siamo arrivati, è proseguito anche l’anno dopo e adesso, dopo 18 mesi, si vedono i primi risultati“.
Sul bel momento: “Non ritenevo questa cosa necessaria della mia vita. Sono stato 9 anni fuori dal calcio, non con l’idea di tornare un giorno ma con l’idea che se fosse successo, me la sarei goduta”.
Sui giovani in squadra: “Devono avere il tempo necessario per adattarsi. Non tutti i club sono uguali e ti danno lo stesso stress e la stessa richiesta. Il Milan ti chiede tanto ed un giovane che funziona altrove, non è detto che funzioni qui. Ci vuole tempo”.
Su suo figlio Daniel: “Lui è ancora a casa con me, lo vedo tutti i giorni. Qua a Milanello ci salutiamo in maniera normale. Un po’ come succedeva con me con mio papà. Il calcio è uno sport democratico, lui è al Milan perché merita di essere qui”.
Sulla dinastia Maldini: “E’ qualcosa di speciale. Abbiamo avuto, sia io che mio papà, la fortuna di avere tanti successi. L’augurio per Daniel è di avere successi simili”.
Sul pensare sempre con la propria testa: “Quando hai avuto una vita bella e di successo, piena di rapporti personali più che soddisfacenti, è normale che la cosa più importante sia l’indipendenza di pensiero. Credo che l’uomo, con la sua testa, faccia ancora la differenza”.
Su Pioli: “Credo che abbia tante caratteristiche da grande allenatore, quindi c’è un rapporto molto aperto, ci diciamo tutto. Anche perché è l’unica maniera per riuscire ad avere dei risultati”.
Sul gol di Leao contro il Sassuolo: “E’ una cosa irripetibile, ma se non la provi, non succederà mai”.
Sul lavoro a Milanello: “Si deve lavorare forte quando si entra dal cancello di Milanello, lasciare fuori i propri pensieri e concentrarsi esattamente su quello che viene richiesto”.
Su Sacchi: “Un anno fa dissi che ancora adesso ricordo gli incubi di tutte le cose che mi diceva e del lavoro fisico e mentale. 30 anni dopo mi ha mandato un messaggio scusandosi, ma lui mi ha portato ad essere un perfezionista”.
Su Ibrahimovic: “Affronta tutto di petto. Era arrabbiato perché era vicino al rientro. I problemi muscolari riguardano tutti, soprattutto in epoca Covid e chi lo ha avuto hanno sofferto non solo per la malattia, ma anche gli impegni ravvicinati”.
Sul mercato di gennaio: “Sarà un mercato, magari creativo, magari alla ricerca di qualche opportunità ma non stravolgeremo la squadra, che ha dimostrato nel 2020 di essere competitiva”.
Sul vice Ibra: “Abbiamo Zlatan e tante alternative come Leao, Rebic e Colombo. Ha giocato lì anche Daniel. Abbiamo una serie di ragazzi giovani nei quali crediamo, abbiamo mantenuto la parola, hanno giocato e siamo primi in classifica”.
Se ha un desiderio per il nuovo anno: “Un ritorno alla normalità è auspicabile. Non dobbiamo smettere di sognare. Io sono uno molto pratico, realista, ma i sogni a volte ti fanno arrivare dove non pensavi di arrivare”.
This post was last modified on 28 Dicembre 2020 - 08:33