Una classifica da grandi amarcord e un ambiente sotto assedio dal potere mediatico. Il Milan sta vivendo un periodo piuttosto contorto in queste ultime settimane. Perché se il campo fino ad ora è stato una costante rassicurante sulla crescita della squadra, fuori dal terreno di gioco è in corso una tempesta relativa alle questioni rinnovi di Calhanoglu e Donnarumma, che si aggiungono al processo del calo rossonero nelle ultime uscite prima della sosta. Come mediare a tutto questo? Partiamo dai fattori positivi.
Dopo un decennio di sventure, brancolando nel buio senza progetti e obiettivi, il Milan finalmente è nel pieno del suo percorso di crescita, puntando su giovani validi e due leader carismatici come Kjaer e Ibrahimovic (al quale si aggiunge anche il “piccolo Donnarumma”). Il cammino del diavolo post lockdown è stato ampiamente incensato da tutti e il gruppo ha preso una sicurezza nei propri mezzi tale da permettergli addirittura di essere la capolista della Serie A dopo sette giornate e due soste alle spalle. La squadra da Pioli è da scudetto? Certo che no, almeno non sulla carta. L’obiettivo dichiarato è la Champions e il diavolo deve restare concentrato per raggiungere prima questo traguardo, poi per il resto si vedrà. Ora è fondamentale che il gruppo non stacchi la spina, non perda fiducia e giochi senza fare calcoli, perché poi la testa inizia a diventare pesante per chi non è abituato a certe posizioni, e questo può incidere negativamente nel corso della stagione. Domenica comincia un tour de force che sarà già quasi decisivo per il proseguo dell’annata rossonera. Dieci partite in un solo mese in cui ci si gioca l’accesso al turno successivo di Europa League e la conferma di essere all’altezza di questo campionato, a cominciare da Napoli: la prima tappa di questo mese infernale, contro una delle squadre più in forma del momento.
Intanto continua la soap opera dei rinnovi. Se per Donnarumma i discorsi sembrano ben avviati con Raiola, lo stesso non si può dire per Hakan Calhanoglu. Il turco, in scadenza a giugno, pare aver alzato le richieste in maniera eccessiva: stipendio da 6 milioni di euro netti a stagione (al momento ne prende 2,5). Una cifra che al momento la società non è disposta ad accettare. Indubbiamente il fantasista rossonero è stato uno dei punti chiave di questo periodo segnando gol, fornendo assist e aumentando la costanza di rendimento. Tuttavia, non possono essere sufficienti sei mesi buoni per poter questionare un rinnovo così corposo, o almeno, non per quelle cifre. Hakan tra l’altro, dopo un buon avvio di stagione, è risultato particolarmente sottotono nelle ultime uscite (così come tutta la squadra), l’augurio è che il giocatore accusi solo un pochino di stanchezza, ma non è da escludere che le voci sul suo rinnovo gli stiano dando qualche pensiero di troppo.
Detto questo, ora tocca alla società a scendere in campo. L’ambiente Milan sta vivendo un periodo da sogno, grazie agli ottimi risultati di questi mesi e, dalla mentalità dimostrata fino ad ora (Lille a parte), sembra che il diavolo non voglia proprio risvegliarsi. Ma da domenica comincia una fase difficile e delicata per la stagione: è necessario che il collettivo venga protetto dagli attacchi mediatici per evitare di creare tensioni pericolose che minerebbero l’armonia dello spogliatoio, rischiando di rovinare quanto di buono è stato fatto fino a questo momento.
This post was last modified on 17 Novembre 2020 - 11:12