Il titolo di questo editoriale può sembrare fuorviante e contraddittorio ma sicuramente in linea con l’ equilibrio precario che contraddistingue il mondo del calcio. I “grandi analisti” del pallone, hanno provato a convincerci del fatto che il Milan post lockdown non avrebbe mai battuto Roma, Lazio, Juventus e Inter in condizioni “normali”. Sempre che qualcuno ci spieghi cosa sia normale e cosa no.
Non bisogna cadere nella trappola del “ritorno all’ antico”. È un “antico” che prevede processi, analisi dettagliata dei difetti e dei limiti che portano ad una sentenza che non lascia scampo: il Milan è una squadra da metà classifica con un giocatore a fine carriera e giovani sopravvalutati.
Gli anni di delusioni e sconfitte avevano lasciato uno strano senso di normalità e assuefazione che il chiacchiericcio dopo la debacle contro il Lille e i 2 gol in 20 minuti subiti ieri sera dal Verona con relativa reazione sontuosa (34 tiri in porta, 2 gol annullati, 1 rigore sbagliato e 1 palo) che ha portato al pareggio, hanno bruscamente interrotto. Al minuto 90 (momento del gol annullato a Calabria) analisi ed editoriali erano già pronti e andavano verso un’ unica direzione. È bastato il pareggio di Ibrahimovic per far cliccare il tasto “delete” a quanto già scritto. Tutto molto strano o forse no. Stai a vedere che è cambiata l’ interpretazione di “antico”?
È forte la sensazione di essere tornati ad un “antico” bello, un “antico” che fa ben sperare: rispettano il Milan e il “ritorno” è vicino. Lo stupore non sta nella ridondante sconfitta dopo 24 risultati utili consecutivi o nella quasi sconfitta che stava maturando ieri sera sempre tra le mura amiche, lo stupore sembra celare una domanda: “Com’ è possibile da una squadra così organizzata e di talento?” Ma guai a dirlo. Meglio tornare con un refrain che è un grande classico: la critica che sà di sentenza. Allora lo facciamo noi. Tutti siamo consci di cosa va migliorato, cosa manca e dove potrebbe arrivare questa squadra e ve lo raccontiamo da tempo. Dai periodi negativi si possono trarre situazioni positive. L’ approccio alle partite, la gestione delle energie mentali e fisiche, prima, durante e dopo un match.
Un percorso di crescita deve passare da momenti di sofferenza che, grazie ad uno spogliatoio sano, figure carismatiche in rosa e in dirigenza, deve trasformarsi in voglia di riprendere il cammino. “Non dobbiamo essere delusi se non vinciamo, non è il nostro obiettivo. Dobbiamo essere delusi se non faremo il massimo per arrivare più in alto possibile.” Parole e musica di Paolo Maldini che nei pre partita contro il Lille e Verona, certifica che la storia sta cambiando. Basta avere pazienza e lavorare senza lasciarsi coinvolgere da sbalzi di umore. La storia di questa stagione darà delle risposte chiare. Chiare come le parole di chi sembrava non aspettasse la prima sconfitta per poter dire: “Lo avevo detto che questa squadra …”.
La strada è questa ed è quella giusta. Il Milan sta tornando “all’ antico” bello, un “antico” più volte vissuto nella storia del Milan fatta di scivoloni pesanti e inaspettati che hanno portato a finali a sorpresa. Stagione 87/88, Milan-Fiorentina 0-2 (quasi esonero di Sacchi). Il 4-0 subito a Parma nella stagione 98/99. Stagione 2003/04, 4-0 subito a La Coruna ed eliminazione clamorosa dalla Champions da campioni in carica. Tutte stagioni finite con la vittoria del campionato. No, non penso e non voglio illudere nessuno che si possa vincere qualcosa in questa stagione ma nel nostro percorso di crescita manca proprio questo: vivere e andare oltre i momenti difficili. Così si diventa grandi.
Allora nessun giocattolo rotto, nessun incantesimo finito, nessun ritorno alla realtà. La realtà sta portando ad un “antico” bello, un “antico” che il mondo rossonero conosce benissimo perché “dopo Istanbul c’è sempre Atene.”
This post was last modified on 9 Novembre 2020 - 22:39