Che nessuno si illuda, questo Milan non può ambire a grandi traguardi. Appena otto giornate è un bottino esiguo per fare voli pindarici. È il refrain che risuona dalle 22:30 di ieri sera in tutte le tribune calcistiche. Questo ritornello però ha qualche “difettuccio di intonazione”. La divagazione musicale per provare a trovare una linearità di giudizio. Proprio su queste pagine, lunedì scorso, parlavamo di un ritorno all’ antico inteso come un timore non dichiarato nei confronti di questo Milan. Ne parlavamo dopo il pesante 0-3 interno contro il Lille e il pareggio casalingo contro il Verona, peraltro raggiunto solo in pieno recupero.
Nonostante tutto, parlavamo di un “antico bello”, da sempre presagio di una stagione di piacevoli sorprese. A maggior ragione oggi. Durante la sosta per le nazionali e fino a pochi minuti prima del fischio di inizio del San Paolo, gli addetti ai lavori, senza timore di sbilanciarsi troppo, hanno considerato Napoli-Milan il big match della verità. Verità per il Napoli per consacrarsi vera antagonista a Juve e Inter. Verità per un Milan che doveva dimostrare “all’ Italia pallonara” se poteva sedersi al tavolo delle big. Il Milan arrivato alla sosta sembrava un Milan che aveva esaurito quella “magia”. Mentre scrivo attendo fiducioso le risposte ai quesiti posti in questi 15 giorni.
Al momento dovrò, dovremo, accontentarci del: “risultato eccessivo e poco veritiero, del 60% di possesso di palla del Napoli, della gomitata di Ibrahimovic e dell’ eccessiva prima ammonizione a Bakayoko che successivamente gli è costata l’ espulsione”. In tutto questo il Milan si faccia bastare una pacca sulle spalle e pensi a come e se reagirà all’ infortunio di Ibra. In fondo va bene così. Questi infaticabili e terribili giovanotti devono mangiare filo spinato e capire realmente cosa significhi vivere l’ ambiente Milan.
Lo stesso Bonera ieri, nel post partita, parlava di rosa che acquisiva consapevolezza nei propri mezzi e maturità giorno dopo giorno. Allo stesso tempo parlava di percorso lungo senza obbligo di vittoria finale. Non sono frasi di circostanza. È la vera atmosfera che si respira a Milanello ribadita ancora una volta dalle parole di Paolo Maldini che con onestà e franchezza ribadisce che la parola scudetto non fa paura. L’ obiettivo è dare il massimo delle proprie possibilità e talento. Il resto lo scriverà la storia. L’ unico rimpianto sarebbe non aver dato tutto se stessi giorno dopo giorno, partita dopo partita. E allora concludo con altrettanta sincerità e onestà con la stessa frase di apertura: che nessuno si illuda, questo Milan non può ambire a grandi traguardi.
L’ attesa per un match, l’ amore per questa maglia, per questi colori, esultare per le vittorie, sono emozioni sopite per troppo tempo e avercele restituite, valgono già un trofeo.
Che ognuno faccia risuonare il ritornello che ritiene più congeniale. Questa società e questa squadra conoscono già spartito e musica che possa fare da sottofondo a questo inaspettato viaggio.