Da qualche giorno lo spettro Covid ha ripreso a spaventare non solo il Paese ma anche il mondo del calcio. Come riferito ieri anche dalla nostra redazione, sono circa una decina i calciatori che, al rientro in sede per la preparazione pre campionato, sono risultati positivi al Covid. Se pur asintomatici, le società hanno prontamente applicato il protocollo medico mettendo in isolamento i tesserati risultati positivi. Quale futuro per la serie A a un mese dall’ inizio del campionato?
Sulle pagine odierne della Gazzetta del Sport il Prof. Luca Richeldi, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Pneumologia del Policlinico Gemelli di Roma e membro del Comitato Tecnico Scientifico, prova a delineare, in un’ intervista ad Andrea Schianchi, il quadro clinico in vista della ripresa dell’attività sportiva.
“Purtroppo la circolazione del virus è ripresa, ed era abbastanza normale con la riapertura di tutte le attività. Anche i calciatori sono stati colpiti, d’altronde l’età media dei contagiati si è drasticamente abbassata. Per fortuna, almeno per adesso, i casi sembrano meno gravi rispetto a prima. Monitoriamo con attenzione ciò che avviene. La situazione dei contagi da Covid-19 in Italia è in piena evoluzione, dunque è impossibile dire con precisione che cosa accadrà tra un mese quando dovrebbe ripartire il campionato di Serie A.”
Scettico sulla riapertura degli stadi: “Sono sincero. Bisognerà valutare la situazione epidemiologica del momento. Ora come ora, non mi sembra una priorità. Prima cerchiamo di fermare questa nuova ondata”.
In conclusione un pensiero su come deve comportarsi il mondo del calcio: “I protocolli decisi assieme alle istituzioni mi sembra che abbiano funzionato in tutti i settori, quindi anche nel calcio. I calciatori sono sempre stati seguiti e tutte le squadre di Serie A hanno dimostrato un notevole livello di responsabilità. Adesso che la diffusione del virus è sotto controllo, e i numeri per fortuna non sono così alti come lo erano all’inizio della primavera, può risultare più difficile essere cauti, prudenti. E’ logico: si allenta un po’ le presa, ci si rilassa e il virus è lì pronto ad aggredire. Quindi, anche se tutto è sotto controllo, aumentiamo la sorveglianza, stiamo attenti. E questo vale per tutti, perché esiste una responsabilità collettiva che non va mai dimenticata. Seguire i protocolli, anche nel calcio, è necessario: se facciamo i bravi oggi, possiamo tornare a divertirci domani”
This post was last modified on 21 Agosto 2020 - 17:18