E ci risiamo. Mino Raiola e Zlatan Ibrahimović, lasciano sulla graticola l’intero popolo rossonero in un’estate di per se già bollente. “Sono ottimista. Non lavoro per creare problemi ma per trovare soluzioni” questo è uno stralcio del pensiero di Mino Raiola rilasciato ieri in un’intervista a Sky Sport nelle ore che precedevano la finale di Champions League. Proviamo a riavvolgere il nastro di questi mesi per capire in che modo si è lavorato per trovare soluzioni ai problemi.
Siamo allo scorso 24 gennaio e sulle tribune del Rigamonti di Brescia nel post match Brescia – Milan, intercettato dai microfoni di Telelombradia, Mino Raiola dice: “Ibra spero finisca la sua carriera in una delle più grandi squadre d’Europa. Non so se ci ha pensato così tanto prima di accettare la proposta del Milan”. Subito dopo aggiunge: “Elliot venda. Non mi piace questo progetto. Non è il Milan che il mondo conosce”. Parole e “musica” di chi non è poi così preoccupato nel risolvere problemi.
Però la garanzia è lui, Zlatan Ibrahimović. La sua presenza in quello spogliatoio, il suo carisma, la sua classe, ha trasformato e migliorato l’ intera rosa capace di totalizzare 45 punti in 21 partite (seconda solo all’Atalanta, prima con 47 punti) contribuendo con i sui 10 gol in 18 partite. “Questo non è il mio Milan. Rangnick? Non so chi sia” queste le sue parole in un’intervista a Sportweek del 10 luglio. È la difesa del guerriero svedese al suo gruppo e a mister Pioli. Quel suo “non è il mio Milan”, sembrava volesse dire: ci sono io, la squadra gioca a calcio, l’allenatore è bravo, partiamo da questo progetto. Perché cambiare? Il 23 luglio, con il sorprendente rinnovo di Pioli, tutti hanno avuto un pensiero unanime: Ibra resta. Quest’entusiasmo trova le sue radici il 3 gennaio scorso durante la sua presentazione:“Cerco adrenalina, non cerco denaro”. Allora Ibra perché? Perché l’adrenalina misurarla con bonus milionari o richieste di contratto superiore a tutta la rosa? Sicuro che sia una questione di adrenalina?
“Sono tante cose e non una questione di soldi. È una questione di stile” ha aggiunto ieri Mino Raiola. Messa in questi termini fa già ridere così. E no, così non va bene. Ci vuole rispetto per l’ AC Milan, la sua gloriosa storia, per i milioni di suoi tifosi. A prescindere dai risultati sportivi o dai cicli, accostare lo stile al Milan deve essere sempre un esempio positivo.
Voler ottenere dei benefici, per quanto legittimi, mistificando la realtà tenendo sotto scacco una società che trasuda storia e un popolo di tifosi appassionati, questa si che è la vera mancanza di stile. Questo è il vero confine tra essere o apparire, tra miseria e nobiltà.