Il nome di Ariedo Braida rievoca tanti ricordi meravigliosi al tifoso del Milan: tanti campioni, tanti titoli, tanti momenti memorabili che la tifoseria e Ariedo Braida stesso difficilmente dimenticheranno. Un matrimonio, quello tra Braida e i colori rossoneri, durato ventisette anni fino al divorzio nel 2013: a fine anno lascia la carica di direttore sportivo del Milan, sei mesi dopo si accasa alla Sampdoria, e infine approda dopo un anno come direttore generale blucerchiato al Barcellona, dove ricopre la prestigiosa carica di direttore sportivo di uno dei club piĆ¹ importanti del globo, fino alla tribolata separazione dello scorso anno.
Il nome di Braida scalda sempre i cuori dei tifosi, vogliosi di rivedere il club nelle condizioni in cui Ariedo l’ha portato, e da quando circola il nome di Arnault come potenziale acquirente del Milan post Elliott Braida ne viene sempre dipinto come figura su cui fondare un Milan nuovamente competitivo ai massimi livelli: pertanto quando a inizio estate Braida era stato accostato nuovamente al club di Via Aldo Rossi, in molti hanno associato il ritorno del ds dell’era Berlusconi ad un’accelerata o quanto meno di una piĆ¹ concreta manifestazione di interesse del colosso LVMH al Diavolo; tuttavia, le suddette congetture rimarranno tali: come riporta oggi L’eco di Bergamo a un’intervista a Braida, nessuno lo ha contattato da Casa Milan: “Nessuno del Milan mi ha contattato. Dopo Barcellona, dovevo andare in Turchia ma alla fine non se nāĆØ fatto niente. Monza? A Berlusconi e Galliani devo tutto ma so che hanno giĆ competenze tali da non avere bisogno di me“.
Braida ha rilasciato una lunga intervista, dove commenta anche altri aspetti del mondo Milan: “A giudicare dalla fase finale del campionato, sta migliorando a vista d’occhio. Tuttavia vale quella premessa per cui non so fino a che punto possa valere il calcio del dopo-Covid. Il Milan deve tornare al top per forza perchĆ© ĆØ una grandissima societĆ , che ancora oggi ĆØ la seconda al mondo (dopo il Real Madrid e alla pari col Barcellona) per titoli vinti. Seconda al mondo, ripeto, sebbene da non so quanti anni sia fuori dalla Champions. Dunque il Milan ĆØ destinato. Ibra? Un calciatore deve dare fino a quando ne ha. Ibrahimovic ne ha 39 anni, ma si vede che ancora ĆØ determinante. Quando sento dire che i giovani hanno diritto a una corsia preferenziale, eccepisco che la gioventĆ¹ non ĆØ per forza sinonimo di bravura“.
Domenico Manfredi