Nesta su Manchester 2003: “Battere un rigore e segnarlo è una dimostrazione a te stesso che sei forte”

Alessandro Nesta, ex difensore e bandiera del Milan, in occasione del diciassettesimo anniversario della Champions League vinta dai rossoneri a Manchester, è stato intervistato dai canali ufficiali del Milan. Ecco le sue risposte alle domande.

Sull’affrontare la Juventus: “Io preferivo giocare la finale contro una squadra straniera, perchè non sai come va a finire e se perdi con un’italiana è più dura. La posta in palio era altissima: oltre alla coppa c’era l’onore. C’erano due squadre della stessa nazione che si giocavano quella competizione. Siamo arrivati al campo tesi, sia noi che loro. Abbiamo concesso meno spettacolo entrambi rispetto ad altre partite.

Sull’arrivo allo stadio: “Mi ricordo che siamo arrivati all’Old Trafford e che c’erano dei poliziotti a cavallo lungo la stradone che portava allo stadio. Non si arrivava mai, non vedevamo l’ora di giocare. Non avevo parlato con nessuno per la tensione”.

Sulla sfida con la Juventus e come stava il Milan: “Loro erano forti. In quel periodo correvamo tanto. Gattuso andava a duemila, anche nei supplementari, nonostante avessimo Roque Junior in campo stirato che non poteva correre. Era dura giocare anche contro di noi”.

Sulla decisione di tirare il rigore: “Al momento dei rigori tanta gente non se l’è sentita. D’istinto mi son sentito di dire che l’avrei battuto, convinto che Ancelotti mi dicesse: ‘Ma che batti tu? Ma chi te lo fa battere’. E invece mi ha dato l’ok. Ho visto che intorno a me c’erano tanti giocatori forti e ho pensato: ‘ma se sbaglio io, che me frega? (ride, ndr). Avevano sbagliato Trezeguet e Zalayeta, che sono attaccanti e allora sono andato con un po’ d’incoscienza sul dischetto”.

Su cosa significhi segnare un rigore in finale: “Battere un rigore e segnarlo in finale di Champions League è anche una dimostrazione a te stesso che sei forte e che hai carattere. Son stato contento per me stesso, perchè è una prova. Mi è servito anche quello per crescere”.

Su come hanno festeggiato la coppa vinta: “Abbiamo fatto il torello, fuori da Manchester, in un campo da golf con tutti i ragazzi, anche quelli della cucina. Sono momenti che legano le persone, quando oggi rivedo i miei compagni di squadra ancora abbiamo quell’emozione e quel rispetto che avevamo. Il legame sarà per sempre, abbiamo vissuto cose stupende insieme”.

Sul ritorno a Milano: “Mi ricordo che è stato bellissimo, siamo andati in piazza del Duomo a Milano ed era pieno di gente. C’era grande entusiasmo, la gente aveva voglia di rivivere una Champions League vinta. Riportare la coppa a Milano è stato veramente bello”.


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