In diretta Instagram sul profilo di Carlo Pellegatti, l’ex campione del Milan Filippo Galli ha parlato di Napoli-Milan del 1 maggio 1988, divagando poi su alcune curiosità riguardanti la sua carriera da giocatore e da dirigente. Ecco le sue parole:
Sull’avvicinamento alla gara: “Si percepiva tensione legata all’importanza della partita. Eravamo dietro di un punto, si giocava tutto lì. Qualche tifoso arrivò verso mezzanotte per cercare di fare casino fuori dal nostro albergo, normali scaramucce. Il Napoli ci teneva a mantenere il primato”.
Sul pareggio di Maradona a fine primo tempo: “Maradona non lo scopriamo adesso, ha fatto un gol straordinario, una punizione imparabile. Andare al riposo sull’1-1 era un po’ un peccato, ma avevamo di fronte una formazione fortissima. Giocatori di grande qualità, questo avrebbe potuto crearci qualche problema dal punto di vista psicologico, ma mister e staff ci diedero le motivazioni giuste. Arrivavamo da una striscia straordinaria, eravamo in folle, si andava quasi in automatico, sapevamo cosa fare e preparavamo le gare in maniera meticolosa. Lo era stato anche in questa”.
Sulla ripresa: “Il Napoli aveva lasciato qualche spazio di troppo, Gullit ha potuto sfruttare la sua falcata, con un paio di ripartenze abbiamo concretizzato il doppio vantaggio. Il Napoli ci ha provato fino in fondo, alla fine è arrivato il 2-3 di Careca”.
Sulla vigilia di Atene nel 94: “Sono sempre stato concentrato, non c’erano cambiamenti. Forse c’era più consapevolezza. Ero stato chiamato a giocare una gara così importante per due defezioni e sapevo di non poter fallire. Il Barcellona sentiva la coppa già sua ma noi facemmo quella che è considerata la partita del secolo”.
Sul Milan di Farina: “Noi eravamo in ritiro e per problemi finanziari Milanello veniva affittato per i matrimoni, poi abbiamo avuto la fortuna che la proprietà passasse a Fininvest”.
Su Sacchi e Capello: “Mi hanno dato qualcosa entrambi, Arrigo dal punto di vista della metodologia, Capello per la gestione delle risorse umane. Il mio percorso nel settore giovanile e da dirigente mi ha portato a fare esperienze, ora non sono più lo stesso di quando ho iniziato ad allenare e fare il dirigente”.
Sui settori giovanili: “In Italia manca un po’ la volontà di dare una linea unica a tutte le squadre del settore giovanile, bisogna restare dentro ad un metodo. Il percorso di un ragazzo nel settore giovanile può durare fino a dodici anni. Il responsabile del settore giovanile deve tenere insieme tutte le componenti”.
Su Rangnick e i possibili rischi di un allenatore straniero: “Si devono guardare le competenze, il mondo è globale, dobbiamo essere aperti a qualsiasi esperienza”.
Su Baresi: “Tifavo per Franco, l’anno della stella lui era giocatore inamovibile, è sempre stato un idolo. Per me rimane il capitano, un giocatore straordinario, non si può mettere in dubbio questo. Assolutamente il più forte compagno che ho avuto”.
Su chi assomiglia: “Non saprei, a me nel Milan piace Romagnoli, è pulito, elegante, sempre al suo posto. Ma dal punto di vista calcistico non mi permetto di fare paragoni”.
Su Donnarumma e l’esordio col Sassuolo: “Mihajlovic ha avuto coraggio ma Donnarumma ha sempre dimostrato di poter fare prestazioni importanti e superare gli errori. Ha qualità importanti, nel 2012 abbiamo iniziato il percorso sul controllo di palla da parte dei portieri, questo lo ha aiutato”.