Non nascondo la mia ignoranza. Dopo aver sentito le prime voci circa un tale Ralf Rangnick accostato al Milan, anche a causa delle mie sole 18 primavere, mi sono chiesto: “E questo chi è?”.
Dopo approfondite ricerche, sono giunto alla conclusione che in fondo questo Rangnick tanto sconosciuto non è, e forse i cari cugini interisti se lo ricordano bene.
Ralf Rangnick, nato nella piccola Backnang il 29 giugno 1958, ha allenato tra le altre Stoccarda, Hannover, Schalke 04, Hoffenheim e RB Lipsia, ottenendo quasi sempre ottimi risultati. Ad Hannover, nel 2002, conquistò la promozione in Bundesliga, guadagnandosi così la chiamata dello Shalke 04, che portò addirittura al secondo posto in classifica.
Ma è ad Hoffenheim che Il Professore si consacrò definitivamente come tale. Chiamato nel 2006 da Dietmar Hopp per far diventare grande il proprio club, riuscì a portare la squadra dalla terza divisione alla bundesliga in soli tre anni, consacrandola come uno dei top club tedeschi. I risultati furono così al di sopra delle aspettative da far cambiare idea, cinque anni dopo, ai Knappen. Rangnick torna così allo Schalke, conquistando Coppa di Germania e semifinali di Champions League (esatto, lo Schalke che eliminò l’Inter nei quarti di finale era guidato proprio dal tedesco). Si vede curiosamente costretto ad abbandonare l’incarico dopo una sola stagione a causa di una ‘sindrome da esaurimento’. La pausa dura però solo qualche mese.
Nel 2012, arriva la chiamata della Red Bull, che gli chiede addirittura di fare da ds per due squadre, il Lipsia ed il Salisburgo. Ma è con i primi che creerà un vero e proprio gioiellino. Nel 2015 viene nominato allenatore, guadagna subito la promozione in Bundesliga e raggiunge il secondo posto in classifica l’anno dopo. Gli ottimi risultati sono anche dovuti al gioco impresso dal tecnico. Passaggi brevi, possesso palla, pressing alto e bel gioco. Idee chiaramente di ispirazione Sacchiana, come lo stesso tecnico ha ammesso. Lascia l’incarico nel 2018, nominando il proprio erede addirittura un anno prima: Julen Nagelsmann.
Adesso la possibile chiamata al Milan, che fa ovviamente preoccupare la diade Boban-Maldini. Rangnarick è infatti una figura molto particolare, in grado sì di ottenere risultati sorprendenti, ma che ha bisogno di carta bianca e potere decisionale per esprimersi al meglio. Come da lui stesso dichiarato a skysports.com: “Se lavorassi come allenatore o come direttore sportivo, darei solo il 50% rispetto a quanto farei con entrambe le cariche”. Insomma, Ralf è uno che si fa valere, ed un suo arrivo comporterebbe inevitabilmente l’addio dell’attuale coppia dirigenziale.
Certo però la sua bravura da sola non è abbastanza. La prima parola del suo motto CCC, è infatti proprio capitale. Capitale che non viene solo investito in nuovi giocatori, anzi. nel corso degli anni ha speso milioni in campo tecnologico e della ricerca per nuove tecniche di allenamento. Un esempio? La Soccerbot al Lipsia, una macchina che simula le partite già giocate e fornisce ai giocatori la possibilità di rigiocare alcune situazioni di gioco delle partite.
Ragnarick è anche un ottimo scopritore di talenti. Sono sue “creature” i vari Neuer, Howedes, Kimmich, Manè, Naby Keita, Werner, Forsberg, Upamecano, Yussuf Poulsen ed Haaland. A giovani, il materiale in casa Milan è senza dubbio di buon livello. Il buon Ralf avrebbe ottimi diamanti grezzi da plasmare.
Ottimi risultati in breve tempo. Il Professore offre esattamente ciò di cui il Milan ha bisogno. A patto, però, di dire addio a Boban e Maldini. Due che hanno portato alla situazione imbarzzante creatasi con Giampaolo, ad un Milan che si è trovato non così distante dalla zona retrocessione fino a Dicembre e che solo ora si sta timidamente riaffacciando alla finestra Europa, grazie più che altro all’arrivo di un gigante svedese.
Traete voi le conclusioni.
This post was last modified on 2 Marzo 2020 - 10:58