Con la vittoria di lunedì sera la squadra ha sancito un trittico di prestazioni che hanno confermato come finalmente ci sia un’identità ed un’unità di intenti tra i giocatori sul terreno di gioco, elementi che nella prima parte di stagione si faticava a vedere.
Molti dei meriti di questa metamorfosi della squadra rossonera sono da attribuire all’arrivo di Zlatan Ibrahimovic, che con le sue qualità fisiche, tecniche e caratteriali ha dato nuova linfa a molti interpreti, uno su tutti Ante Rebic, autore di 5 gol dall’arrivo dello svedese.
Se la squadra ha intrapreso un’inversione di tendenza così netta molti meriti sono anche di mister Stefano Pioli. Quando è stato annunciato la presa di posizione dei tifosi nei suoi confronti è stata netta, con l’hashtag #pioliout che a poche ore dall’annuncio del nuovo allenatore è diventato virale. Pioli però incurante di ciò ha iniziato a “normalizzare” la squadra, passando dai dogmi talebani di Giampaolo, ad un sistema che mettesse al centro la valorizzazione dei giocatori piuttosto che la valorizzazione di un’idea di gioco. Il percorso non è stato tutto rose e fiori, battute d’arresto come quella di Bergamo non saranno facili da dimenticare per i tifosi, ma anche il coraggio dimostrato in decisioni come l’accantonamento di Suso e Piatek da maggior credito al lavoro del tecnico romagnolo.
Adesso se la squadra dovesse continuare con queste prestazioni la palla passerà a fine stagione alla dirigenza, che dovrà decidere riguardo alla conferma del tecnico. La speranza è che si scelga per la continuità e le parole di Maldini sembrano andare in questo senso, ma tutti i dirigenti dovranno essere in sintonia, perchè il Milan per rialzarsi ha bisogno di unità di intenti e di continuità, senza nuovi esperimenti dirigenziali, soprattutto se riguardanti manager stranieri che hanno poca conoscenza delle dinamiche del calcio italiano.