Han Li, braccio destro di Yonghong Li ai tempi del Milan, ha parlato della sua avventura rossonera ai microfoni di Forbes: “Siamo rimasti in silenzio perché non ci fidiamo di nessuno. Ai tempi dell’acquisto del club erano addirittura uscite notizie riguardanti il nostro CdA. Gli attacchi subiti hanno seguito eventi importanti, chi aveva tutte queste informazioni? I media ci hanno massacrato, sempre a ridosso di eventi importanti. Ad esempio, nel novembre 2017, il New York Times ha pubblicato un articolo molto duro ed eravamo in procinto di firmare degli accordi per il rifinanziamento del debito e la cosa è proseguita anche quando eravamo a Londra per trattare con alcune banche il rifinanziamento. Mi chiedo come sia possibile che i media italiani avessero tutte quelle informazioni. Con Elliott non è andata liscia come ci aspettavamo, se si fossero comportati correttamente, l’unica cosa di cui avevamo bisogno era il rifinanziamento del debito“.
Sulla trattativa che ha portato all’acquisto del Milan: “Per noi, la storia del Milan ha avuto una grande importanza. Ci sono stati tantissimi campioni e credo che il Milan abbia più leggende di Real Madrid e Barcellona. I più conosciuti in Cina? Shevchenko, Kakà, Maldini, Gattuso, Pirlo, Ronaldo,
Ibrahimovic ma anche van Basten, Rijkaard e Baresi. Avevamo molti doveri e
dovevamo assumerci delle responsabilità. Era così importante per noi che il
club facesse sempre meglio, quindi non c’era tempo di riposare su ciò che
avevamo fatto. Comprare il Milan è stato qualcosa di incredibile. Il giorno
dopo esserne diventati i proprietari, ci siamo resi conto di quanto fosse un onere per noi. L’ho capito da tifoso, ma soprattutto da dirigente. Volevamo essere amati e rispettati, ognuno vuole questo. Da proprietari non eravamo coinvolti nelle scelte quotidiane del management, ma eravamo in costante contatto e parlavamo delle faccende più importanti. I blocchi del governo cinese? Non voglio commentare questa cosa. È stata una decisione del nostro governo e abbiamo dovuto capirla e accettarla”.
Su Berlusconi: “Avevamo proposto a Berlusconi la carica di presidente onorario e, all’inizio, aveva anche accettato. Nei giorni successivi, però, ha cambiato idea senza darci una spiegazione. Gli abbiamo proposto quel ruolo
per una serie di motivi validi. Il club ha vissuto una grande epopea con lui e
lui non meritava di essere dimenticato. In più, la sua figura, la sua influenza e
la sua presenza ci sarebbero state d’aiuto visto che noi eravamo dei neofiti
dell’Italia e del calcio italiano”.
Sulla gestione del club e sugli attacchi dei media: “Il club richiedeva 10 milioni al mese per andare avanti. Nel febbraio 2018 ho chiesto ad uno degli uomini di Elliott se fossero loro i registi degli attacchi mediatici che ci colpivano e se il tutto fosse volto a far sì che il club finisse nelle loro mani. Hanno sempre negato. Volevamo riportare il Milan sulla strada giusta e siamo rimasti sorpresi quando abbiamo visto che non vi erano ricavi dalla Cina. Pensavamo di poter generare quelle entrare dal nostro paese. Avevamo idee innovative, mirate ad andare oltre il merchandising, i diritti tv e i ricavi da stadio. C’è molto altro oltre a queste voci”.