Riecco il Sassuolo: punto di partenza che ora attende il lieto fine

Una storia ha sempre un inizio, spesso un armonioso principio, che può non avere una fine altrettanto lieta. La storia di Gigio Donnarumma al Milan segna il suo inizio il 25 ottobre del 2015. Ad oggi, nessun anniversario o celebrazione dunque; quattro anni al Milan che non hanno mai rimosso quel giorno e quell’esordio, oggi più che mai. Ebbene sì, l’incancellabile Mihajlovic guidava il Milan, Donnarumma aveva 16 anni. Il Sassuolo a San Siro, l’esordio tra i pali, il coraggio di Sinisa, una stagione da riassestare, il gol su punizione di Berardi e la vittoria del Milan. Così facile e naturale da raccontare, impressa nella storia di Gigio al Milan, decollata quel giorno e non ancora tramontata. La sensazione comune è stata da subito palpabile: sarà lui la prossima bandiera, una scoperta del tecnico, una prospettiva e una garanzia per il Milan. Questo si diceva e, per ora, così è stato: dal rigore parato a Dybala a Doha, dai numerosi interventi da fenomeno e fuoriclasse, passando per l’incoronamento da leader dello spogliatoio, le oltre centocinquanta presenze in rossonero ma anche un autogol quasi inevitabile: la rottura – che allora sembrava definitiva – con la tifoseria per via di un rinnovo spinoso che si è risolto con i cerotti e una difficile ricucitura con tutto il mondo Milan.

Tutto bello quando si parla di un ragazzo di vent’anni che vanta una giovane età solo sulla carta d’identità. In campo e anche fuori, il Gigio rossonero ha ben poco del ventenne, chiamato in causa in un ruolo chiave, in un momento storico e critico del club in cui tenere i piedi ben saldi per terra sembra sempre più irrealizzabile. La telenovela con Raiola datata estate 2017 sembra ormai alle spalle, ma il rinnovo incombe. Rifiutati sette milioni di euro previsti nel rinnovo e nelle tasche di Gigio, il portiere rischia di finire nuovamente nel pericoloso circolo del denaro e del tira e molla con la società. Soldi finti lanciati in campo compresi, una brutta immagine e un silenzio assordante degli interessati avevano macchiato quest’alba della carriera di storia rossonera. Sul campo mai fuori posto, qualche giallo per perdita di tempo, rigori parati e una spinta alla squadra che non si vede quasi mai ma si sente sempre. Impeccabile da un lato, in bilico dall’altro. Un doppio volto pericoloso che rischia di cancellare una prospettiva del nostro calcio che – comunque e ovunque finirà questa storia – è nato e cresciuto con la maglia del Milan. Bruciata la concorrenza di Lopez prima, Abbiati poi e ora quella di Reina, Gigio si è guadagnato di diritto il primato nelle gerarchie del Milan, frutto di un’affidabilità rara, costanza e determinazione. Ogni storia ha una sua fine, quella di Gigio non ha ancora trovato l’inchiostro per le ultime pagine e una firma attesa quanto necessaria, la stessa che indirizzerà la sua carriera e la sua immagine. Altre due nuove storie.

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