Normalizzatore. È l’attributo più utilizzato per Stefano Pioli: cose semplici e intuitive. Non ha bisogno di invenzioni particolari o slanci di fantasia, solo mettere le cose giuste al posto giusto. Un altro aggettivo che possiamo aggiungere è scommettitore.
Theo Hernandez, la quota più bassa della schedina in realtà, è stata presa subito. Già Giampaolo ci aveva puntato forte nel precampionato prima dell’infortunio che lo ha bloccato per due mesi, poi una volta tornato sia nel derby perso che con il Genoa aveva già mostrato la sua straripamento atletica. Con il mister parmense non ha saltato un minuto, giocando più in avanti in un sistema che lo sgrava da compiti tattici grazie alle coperture del centrocampo. Da fine ottobre è diventato inarrestabile: prestazioni in continua crescita e tre gol che sommato all’ultima partita della gestione precedente fanno quattro.
Il “live” azzeccato da Pioli si chiama Ismael Bennacer. L’algerino non era partito benissimo, si prendeva poche responsabilità in mezzo al campo, era indisciplinato tatticamente e soprattutto troppo falloso. I primi due aspetti Pioli li ha sistemati e sul terzo ci sta lavorando. Ma soprattutto, l’ha investito della titolarità nel ruolo di regista e Bennacer sta salendo di tono. Tempi di gioco, visione e posizionamento corretto sono le basi della sua crescita e in questo Milan sta diventando un certezza.
Le altre due puntate di Pioli, ora, sono più difficile da portare in cassa: Rafael Leao e Ante Rebic. Il primo con Giampaolo stava scalano le gerarchie, ma dall’arrivo di Pioli è andato in calando, nonostante le difficoltà di Piatek. Scelto da titolare solo all’esordio del mister sulla panchina rossonera contro il Lecce, aveva convinto in fase di manovra, garantendo soluzioni con i suoi spunti, sprecando però tanto in fase di finalizzazione. Da subentrato non ha mostrato lo stesso mordente e l’allenatore, ma soprattutto le sue naturali caratteristiche di giocatore di rapidità adatto alla fascia. Perciò Pioli si è rassegnato ad avere un altro esterno d’attacco e non una punta vera e propria pronto a ballottare con il Pistolero.
Rebic, invece, rimane un vero e proprio oggetto misterioso. Come riporta La Gazzetta dello Sport, Pioli punta a recuperare anche lui, ma sarà difficile. L’unica partita da titolare giocata in stagione (contro il Napoli, ndr) è stata frutto del caso, grazie alla defezione last minute di Suso e l’infortunio di Castillejo che lo precedono nelle gerarchie. Il croato è apparso sempre avulso dal gioco, quasi spaesato e adattarsi ad un calcio come quello della Serie A non è semplice, specialmente giocando poco. In un momento in cui il Milan sembra aver ritrovato delle certezze, non c’è spazio per esperimenti se vuole continuare la sua rimonta in campionato. Rebic dovrà sfruttare al massimo le occasioni che da gli verranno concesse per evitare un anno di panchine. Infatti, avendo già giocato con due maglie in questa stagione (Eintracht e Milan) non può trasferirsi a gennaio.
Per fare l’en plein in ricevitoria Pioli ha puntato sui cavalli più complicati. Ma se dovesse riuscirci, darebbe un senso a un disegno scarabocchiato frettolosamente in sede di mercato quest’estate.