Non c’è troppo da rimuginare sulle scelte della famigerata estate 2017. Quella – tanto per intenderci – del mercato orchestrato da Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli. All’epoca venne raggiunto l’accordo con l’Atalanta per il trasferimento di Franck Kessie al Milan in prestito biennale con riscatto obbligatorio, per una cifra complessiva di circa 28 milioni di euro. L’ivoriano arrivava da una stagione coi bergamaschi condita da 7 reti in 31 partite totali. Uno score di grande rispetto e un potenziale enorme.
Contemporaneamente la dirigenza rossonera restituì al Chelsea un certo Mario Pasalic, dopo un anno di prestito con bottino di 27 presenze e 5 reti (più l’ultimo rigore decisivo calciato a Doha nella finale della Supercoppa italiana contro la Juventus). I londinesi, dopo avergli rinnovato il contratto, scelsero comunque di spedire il croato fuori dalla Premier League, parcheggiandolo una stagione allo Spartak Mosca e poi – guarda un po’ – a Bergamo, all’Atalanta.
Chi ha avuto ragione? Difficile dirlo, ma oggi Pasalic è un elemento sempre più decisivo nello scacchiere di Gasperini, mentre Kessie, già sul passo di lasciare il Milan la scorsa estate, è finito ai margini delle gerarchie di Pioli a causa di motivi prettamente disciplinari. La tecnica del giocatore ivoriano del Milan è fuori discussione, ma il suo carattere l’aveva già portato a scontri epici con Rino Gattuso, uno certo che non lascia in panchina a cuor leggero gente come Kessie. Probabilmente nell’estate 2017 c’era più l’esigenza di comprare nomi altisonanti piuttosto che andare a trattare il rinnovo di prestiti della gestione da “formica” di Adriano Galliani. Oggi, però, anche il bilancio di questa doppia operazione sembra negativo per i rossoneri.