Il calcio – come il destino – è strano, talvolta beffardo e bizzarro. Dipende da che lato si guarda la cosa. Perché Gennaro Gattuso in questo momento starà godendo come un riccio. Chiaro, nessun sentimento di rivalsa o addirittura vendetta starà nutrendo nei confronti del Milan, che ha amato, che ama e che continuerà ad amare e dal quale è andavo via in grande stile. Ma sicuramente la gioia e la soddisfazione per aver ereditato una panchina prestigiosa – perlomeno in questi ultimi quattro anni – come quella del Napoli non mancheranno.
“Cacciato” per non aver raggiunto il fatidico quarto posto (anche se agli atti sono state sue le dimissioni), Rino si ritrova con un colpo di bacchetta agli ottavi di Champions League, a vivere un’esperienza inedita che evidentemente la rosa del Milan dello scorso anno non avrebbe potuto regalargli e a prendersi una rivincita personale nei confronti di tutti – giornalisti e tifosi – coloro che lo scorso anno lo hanno criticato. Ed è appunto qui la chiave di tutto: Gattuso se lo merita? Lo scorso anno fu più un miracolo arrivare fin lì o una colpa non raggiungere l’obiettivo? Singolare che a decidere la contesa sia una penna che fino a sette mesi fa faceva parte di quei “coloro” menzionati poco fa.
Con il senno di poi, l’operato del tecnico calabrese è da giudicare più che discretamente. Più che sotto l’aspetto squisitamente tattico, Rino è stato capace di trasformare una banda di sciamannati in una squadra, grazie alla sua carica agonistica e ai suoi attributi. Perché non è da tutti riuscire a fare da parafulmine quando le cose non vanno bene in campo, ma neanche dietro le quinte. Le debolezze e le carenze di quella rosa sono venute a galla presto, con il “Maestro” Giampaolo («Ora finalmente si comincerà a giocare a calcio», si diceva) esonerato dopo meno di due mesi perché incapace di motivare e gestire un gruppo di ragazzini e uomini dallo scarso carisma.
Non solo meriti però. A Gattuso lo scorso anno sono mancati l’esperienza e – sì, anche quello – il coraggio per far gettare ai suoi il cuore oltre l’ostacolo, per evitare quell’impronosticabile ko nel derby (che poi si rivelò decisivo e cruciale per il cammino rossonero), quella disastrosa debacle a Torino e quel pareggio a Parma, last minute. Ora un’altra sfida, in una piazza diversa. Non più facile, anzi, ma diversa. Con un organico a disposizione più completo e qualitativo e due obiettivi da centrare piuttosto ambiziosi: la risalita in classifica – spalla a spalla con il suo Milan – fino alla quarta casella della classifica e un buon piazzamento in Champions. A Napoli avremo definitivamente le risposte sul quesito che ci siamo posti sopra: fu colpa sua o di una squadra effettivamente inadeguata? In bocca al lupo Rino, ma non troppo!
This post was last modified on 12 Dicembre 2019 - 00:56