Nessun insulto, nessuna offesa. Altrimenti avremmo potuto dargli del totano o del baccalà. Ci riferiamo invece a quel movimento, quello delle “Sardine” appunto, nato un po’ per caso e che in queste settimane sta manifestando in Emilia Romagna – da Bologna a Rimini, passando pure per Parma e Piacenza – contro la politica dell’ex vice-premier Matteo Salvini.
E che c’entra la politica? In realtà poco o nulla, ma c’entra che Suso, proprio colui che negli ultimi mesi – su tutti – è finito nel mirino delle ire e delle critiche dei tifosi rossoneri, mai come in questo inizio di stagione delusi e inviperiti, stamattina nella querelle social con il leader leghista si è riscoperto un po “sardina”. Cos’è successo? In breve: il profilo ufficiale AC Milan ieri celebra con un post Instagram il compleanno del numero 8, Salvini come al solito commenta con la consueta frecciatina e lo spagnolo, dopo una bella dormita, replica con battuta sagace (e anche un po’ populista e “paraculistica”, tipica dell’altro).
Cose già sentite, cose già lette (Salvini che insegna a giocare, che insegna ad allenare…), ma che paradossalmente hanno riportato un po’ di punti a favore di Suso, soprattutto da parte di quelli – tra cui le suddette “Sardine” – che non condividono le idee del “Matteo nazionale” (che tra l’altro ora se la sta rigiocando con Renzi per il primato del titolo). «Suso dopo questa mi è tornato simpatico», in molti sui social. Ma basta una battuta sagace per sistemare le cose e riguadagnare la fiducia del popolo milanista? Nemmeno per sogno. E neanche due settimane di dichiarazioni di stima e d’amore nei confronti del Milan («dal quale avrebbe addirittura potuto andarsene, ma ha preferito rimanere»), di fronte a mesi di “pubalgie da rinnovo” e prestazioni spesso indolenti se non addirittura evanescenti.
Che questo amore lo dimostri sul campo una volta per tutte, e non ai microfoni. Una settimana ad invocare Ibrahimovic, perché al Milan manca leadership, perché al Milan manca qualità. Non prendiamoci in giro, Suso non è Ibra, ma ha compiuto 26 anni giusto ieri ed è indiscutibilmente il giocatore con maggiore qualità di questa rosa, l’unico – e lo ha dimostrato 20 giorni fa con la Spal, così come nel finale della scorsa stagione – capace di risolvere il match con una giocata, con una pennellata delle sue. Il capobranco in questo momento deve necessariamente essere lui. Basta volerlo.
E non a caso tutto questo parlare, tutto questo digitare coincide anche con il cambio di procuratore – da Lucci a Raiola – e ad un rinnovo di contratto di cui si discute già da gennaio (i tempi della citata “pubalgia”) e che costituirà un nodo cruciale della prossima estate. Da qui a giugno però una stagione da raddrizzare e una faccia da salvare. Suso è chiamato all’appello: è arrivato il tempo di rispondere (e non su Instagram)!
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