Il ritorno da titolare dopo un anno, l’ottima prestazione, il gran gol che vale un punto d’oro e l’affetto dei tifosi che quasi se l’erano dimenticato. Tutto molto bello, ma il Milan in questo momento non si può permettere di celebrare pagine da Libro Cuore. Per Giacomo Bonaventura – per gli amici “Jack” – è arrivato il momento di fare sul serio.
Già. Ragazzo serio e professionalmente impeccabile, giocatore dalle raffinate doti balistiche e con il golletto facile, il marchigiano ha sempre avuto un punto debole, non irrilevante se di professione fai il calciatore: il carisma. La testimonianza di questa considerazione può tranquillamente ricercarsi nell’estate del 2018: via Bonucci nel famoso scambio con Caldara e Higuain, Gennaro Gattuso – probabilmente guidato da Leonardo e Maldini – assegna la fascia di capitano ad Alessio Romagnoli. Per l’amor di Dio, altro rispettabilissimo professionista e indiscutibile prospetto, ma pur sempre un ragazzotto – allora – di 23 anni, ancora alla ricerca della consacrazione (non ancora avvenuta a pieno, peraltro) nell’Olimpo dei top.
Romagnoli e non Bonaventura, che nel Milan ci stava da 4 anni e che di castagne dal fuoco, nel corso delle varie stagioni, ne aveva tolte parecchie. E il motivo è appunto lì, nella personalità che purtroppo non è mai spiccata. Ora però l’opportunità ma soprattutto la necessità, invocata anche da mister Pioli in conferenza post-Napoli, il quale lo ha espressamente investito: «Commettiamo troppi errori di lettura, ho bisogno di lui, per la sua intelligenza tattica e la sua esperienza». Ecco, la parola-tormentone di queste ultime settimane in casa Milan, che sta – tra le altre cose – caricando i tifosi di aspettative per il ritorno di Zlatan Ibrahimovic: esperienza.
In una rosa di giovinastri intimoriti, talvolta viziatelli, serve esperienza sì, ma soprattutto leadership e ora tocca proprio a Jack. A trent’anni suonati, il numero 5 ha finalmente l’onore, ma soprattutto l’onere e l’obbligo di caricarsi la squadra sulle spalle, di infondere fosforo e ferro e – al bisogno – di tirare le orecchie ai suoi quando serve, ultimamente un po’ troppo spesso. Un compito, arduo, ma appunto anche un’opportunità – come accennato in precedenza – per ritagliarsi un meritato ruolo di rilievo in un club come il Milan. Non solo, anche per richiamare l’attenzione di un certo Roberto Mancini, al quale – nonostante pare abbia idee già piuttosto chiare sul blocco da portare con sé ad Euro 2020 – un Bonaventura in stato di grazia non può che far comodo.
È ora di scalare le gerarchie: il Jack di Cuori deve per forza diventare Re!