Eppur si muove. Prendiamo questa come notizia positiva da Milan-Napoli di ieri. Un punto che interrompe l’emorragia di sconfitte contro Lazio e Juve. La squadra anche ieri è apparsa volenterosa, con idee e ha cercato di giocare la palla, ma i limiti (tanti) rimangono e che in fondo molto più di così non possa fare.
Da qui alla sosta di Natale – e al calciomercato – ci sono ancora quattro appuntamenti, di cui tre in trasferta. La necessità di fare i tre punti è quasi spasmodica perché la classifica rischia di diventare veramente preoccupante e di cominciare a giocare per obiettivi che non competono a nessuno. Ci vuole sudore e concentrazione: non è stato piacevole – e puntualmente pizzicato da telecamere e social – l’immagine dei giocatori attaccati allo smartphone a una decina di minuti prima del calcio d’inizio.
Il Milan ha confermato di essere una squadra che non può prescindere dal giro palla e cercare una manovra qualitativa. Il grande limite però è, ancora una volta, la finalizzazione. L’ultimo passaggio sembra rimanere maledetto: tra i movimenti sbagliati o inconsistenti della punta e la poca precisione chiare occasioni da gol si fa fatica a crearle. Inoltre quando la palla arriva in area, non viene calciata con cattiveria (leggasi Piatek molle respinto da Koulibaly).
Altra appunto da fare: alcuni giocatori sono senza ricambi. Calhanoglu, seppur spesso criticato è il vero regista offensivo e con il ritorno di Bonaventura (bentornato Jack!) si potrebbe ricreare il duetto sulla sinistra che ha fatto tanto bene con Gattuso, impreziosito da un Theo Hernandez in più. Dall’altra parte, anche Suso, spesso vituperato non ha alternative: quasi irritante l’inconsistenza di Rebic, che anche prima dell’infortunio non è mai stato in partita, confermando di essere un oggetto avulso alle dinamiche della squadra.