Le parole come un macigno. Sul futuro del Milan

Le parole hanno tutte un peso, spesso si inciampa in interpretazioni sbagliate, sottovalutando o addirittura rendendo plateale ciò che aveva il senso opposto. Così non è stato per le parole rilasciate da Piatek e Calhanoglu. I due, intervenuti direttamente dai ritiri con le rispettive Nazionali, hanno distrutto simbolicamente quel piccolo castello chiamato Milan. Il primo vorrebbe “valere 70 milioni in occasione del prossimo trasferimento“, il secondo “oggi non direbbe di no al Bayern Monaco“. Allora ecco che il Milan passa in secondo piano, anche qualora le parole, quando si ha l’occasione, potrebbero riscaldare e in qualche modo salvare il mondo rossonero. Sopratutto se derivano dal bomber della squadra e dalla sorpresa di queste ultime gare. Mille o forse infiniti altri modi per accompagnare il mondo rossonero alla sfida interna contro il Napoli, dopo la doppia e non leggera sconfitta contro Lazio e Juve. Senza frasi fatte, tante possibilità per rasserenare un ambiente che – da tempo – sereno non è. Un’altra chance, come spesso accade sul campo, fallita a porta vuota.

Parole inaspettate quanto dannose per l’immagine del Club, in un momento in cui c’è poco da pianificare il futuro, perché il presente non garantisce certezze. Quei pochi e sbiaditi punti di riferimento hanno prontamente deluso le aspettative, ponendo il futuro personale davanti a quello della squadra e del Club. Torniamo puntualmente al discorso bandiere, ormai un lontano e – sportivamente – drammatico ricordo. La strada non è in discesa e solo parole di questo peso possono condannare un Milan già ferito e in attesa di cure salvastagione. Non dire di no ad un’eventuale proposta del Bayern Monaco o pensare al valore di mercato per il prossimo trasferimento significa guardare altrove, pianificare un futuro che si credeva già scritto. Al Milan. La crisi, in questo caso, dal campo si sposta a chi indossa la maglia a strisce rosso e nere. Un passaggio pericoloso, che lascia da parte tattica, gol, numeri e schemi ma accende i riflettore sulle persone. Che insieme, compongono l’immagine di un club, quello del Milan.

Parole che sanno di resa, di aspettative e speranze che vengono meno in un momento in cui dal Milan si attende qualcosa che nella realtà non sta arrivando. Sei punti dall’ultima posizione in classifica, undici dall’ultimo posto valido per l’accesso alla Champions League. In questo caso, forse, il futuro personale potrebbe occupare la seconda posizione, in attesa delle parole che portano punti. Quelle sul campo.

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