Come da troppo tempo a questa parte, il Milan ieri è uscito con un pugno di mosche dallo Juventus Stadium, in una sorta di deja-vù che al triplice fischio ha visto Donnarumma e compagni ben figurare nell’impianto torinese, ma puntualmente subire una sconfitta. Del resto, i numeri che certificano le sfide tra rossoneri e bianconeri nell’ultimo decennio sono impietosi: come riportava ieri qualcuno su Twitter, infatti, in nove anni di Juventus-Milan allo Stadium, gli attuali campioni d’Italia sono stati in vantaggio meno del 30% del tempo, eppure alla fine sulle schedine è sempre stato barrato il segno 1.
Molte di queste partite, inoltre, sono state costellate da episodi sfavorevoli al Milan, che spesso avrebbe meritato quantomeno di pareggiare: annata ’12/’13 (sconfitta a causa di un rigore di Vidal), annata ’13/’14 (vantaggio di Muntari, poi rimonta bianconera per il 3-2 finale; annata ’15/’16 (altro 1-0 con guizzo di Dybala); annata ’16/’17 (la più contestata, col rigore assegnato alla Juventus al 97esimo); annata ’17/’18 (1-1 fino all’ottantantesimo); sette mesi fa, col vantaggio di Piatek, il pareggio di Dybala al 60° ed il gol vittoria di Kean a cinque dalla fine. Insomma, una gara nella quale difficilmente i rossoneri demeritano, salvo poi patire un’incredibile differenza di mentalità vincente, oltre che di rosa.
Anche ieri ci sono stati tanti segnali positivi e va dato atto che le prestazioni – come visto anche con la Lazio – sono in crescita, lenta ma costante. E’ questo il problema del Milan targato Pioli: si procede sì, ma col passo della tartaruga, mentre davanti corrono come ghepardi. Lo stesso tecnico emiliano – la cui mano, va detto, si inizia ad intravedere – è stato lucido a fine gara: “La prestazione l’abbiamo fatta almeno alla pari dei nostri avversari, se non qualcosina in più, ma non posso non sottolineare che adesso ci servono i risultati oltre la prestazione”. Ecco, ad una squadra come il Milan – soprattutto se quattordicesima, a quattro punti dalla zona retrocessione e ad al triplo da quella Champions – non può bastare “aver giocato bene contro la Juventus” e non aver meritato la sconfitta al cospetto di una squadra superiore: serve correre e per farlo occorre la benzina dei risultati.