Portare campioni a Milanello nella stragrande maggioranza dei casi ha rappresentato e tuttora rappresenta una buona idea. Ci possono tuttavia essere delle eccezioni che al solito nel complesso confermano poi la regola.
Una di queste pare proprio essere quella di far tornare a casa Ibra, con un anno di ritardo rispetto a quando davvero avrebbe potuto far la differenza per il club. Già perché di questi tempi la scorsa stagione, sembrava fosse stata imbastita una trattativa, che vedeva coinvolti Leonardo e lo stesso Zlatan appunto, per riportarlo in rossonero.
Le strategie per i giocatori in entrata di Elliott, hanno poi fatto propendere la scelta su Piatek, perché più giovane e apparentemente più spendile come futura pedina di scambio, in un mercato che vive ormai di plusvalenze. Nonostante siano stati sei mesi discreti quello del polacco da gennaio a giugno 2019, risultati alla mano, il suo apporto, assieme a quello dei compagni ovviamente, non ha portato la squadra in Champions, facendosi di fatto sfuggire un’occasione che oggi pare più unica che rara.
Spontaneo dunque ora sorge il dubbio su quanto possa realmente incidere, un pur campionissimo come Ibrahimovic, in un Milan con ambizioni fortemente ridimensionate rispetto alla scorsa stagione. Può davvero trascinare questo gruppo in Europa? Si apre davvero uno spiraglio per aver anche calciatori affermati oltre a giovani promesse? Se così fosse, perché non aver intrapreso prima questa strada?
Non vorremmo banalizzare il tema, ne sminuire il valore di Ibra, ma le incognite ci sono e non si possono nascondere.