“Sembra che vincere, pareggiare o perdere non ci cambi nulla”: la sintesi perfetta di un Milan avvolto dall’oblio della mente

Ormai quasi quasi non ci arrabbiamo manco più: c’è sconforto (certo), c’è tanta delusione (indubbiamente), ma probabilmente – anche nei tifosi più accaniti, tra i quali si inserisce anche il sottoscritto – le ripetute sconfitte a cui il Milan va incontro da otto anni a questa parte vengono vissute quasi come se fossero diventate ormai la normalità, di quelle cose di cui non ti meravigli (e ti inc***i) più.

Chiariamo subito: in linea puramente teorica, perdere contro la Roma – soprattutto in casa loro – ci può stare, ma quando si passa sul piano pratico la sconfitta di ieri non è concepibile, e questo per due ordini di motivi: innanzitutto, difficilmente capiterà (non solo in questa stagione) di affrontare nuovamente una “big” come la Roma priva di sette giocatori tutti potenzialmente titolari, reduce da una dispendiosa partita di Europa League solo 72 ore prima, con in campo gente come Pastore, Perotti e Dzeko a mezzo servizio, un difensore centrale di quasi due metri come Mancini a centrocampo, un certo Cetin al debutto in Serie A ed il giovane Antonucci a giocare praticamente tutto il secondo tempo. Il tutto, con di contro un Milan che ha avuto tutta la settimana per preparare il match con l’intera rosa a disposizione, ad eccezione di Jack Bonaventura.

Il secondo motivo, ancora più grave, è che mai come ieri è apparso evidente che la squadra che prima era di Giampaolo ed ora è di Pioli patisce più che dal punto di vista tecnico-tacco o fisico, sotto il profilo psicologico, che è di gran lunga il peggiore dei tre perchè il più difficile su cui lavorare su. Chi scrive fa fatica a ricordare da una quindicina di anni a questa parte, una partita nella quale sono stati compiuti più errori individuali. E quando sbagliano indistintamente tutti i tredici giocatori di movimento, si capisce bene che è nella testa di tutti che qualcosa non va. E le statistiche lo dimostrano, perchè Romagnoli e compagni hanno sprecato la bellezza di 35 possessi tra palle perse e passaggi intercettati: ben dieci oltre la già alta media stagionale dei rossoneri. Il Milan ha subito il primo gol perdendosi su calcio d’angolo la marcatura di uno dei più prolifici attaccanti del nostro campionato, e – come se nulla fosse – nel secondo tempo ha lasciato in completa solitudine, sempre su corner, altri due colpitori come Smalling e Mancini, che solo per un soffio non hanno trafitto Donnarumma. Dopo l’1-1, l’inerzia era totalmente dalla parte del Diavolo ed una squadra “normale” avrebbe completato la rimonta, mentre il Milan ha concesso un gol assolutamente folle.

Insomma, una squadra assente e che ad un certo punto spegne completamente l’interruttore, con giocatori distratti o inconsistenti o semplicemente troppo deboli mentalmente. Difficile che un pur bravo tecnico come Pioli possa cambiare in breve tempo la situazione, soprattutto se nelle prossime quattro ci attendono una SPAL ringalluzzita dal pareggio col Napoli e soprattutto Lazio, Juventus e Napoli. Tutto quanto detto sinora si riassume perfettamente in una frase detta da Pioli ieri sera in conferenza stampa, che fa raggelare in sangue ai tifosi e dovrebbe far scattare quantomeno un barlume di orgoglio ai calciatori: “Sembra che vincere, pareggiare o perdere non ci cambi nulla“. Sincera e disarmante.

Twitter: @Juan__DAv

Gestione cookie