Nessuno l’avrebbe immaginato. Il rigore sbagliato e l’espulsione (proprio contro la Juve), la “febbre” in Supercoppa (ancora con i bianconeri), il digiuno di gol e la fuga a Londra dal “padre adottivo” Maurizio Sarri. E poi ancora 6 mesi di astinenza, la panchina e il ritorno a Torino, per ritrovare ancora lui, il mister che al Napoli tanto lo aveva voluto e amato e che al Chelsea lo aveva trattato come ultima delle scelte. L’ultimo anno di Gonzalo Higuain ci aveva consegnato un giocatore praticamente finito e scaricato, da una società che fino agli ultimi giorni di agosto ha provato a cedere (togliendogli addirittura la “9” dalle spalle) e dagli stessi tifosi, che più per lo sgarbo fatto ai rivali partenopei che per i trofei regalati sul campo, lo avevano tanto amato.
A distanza di un mese dalla fine di questa “via Crucis” appena raccontata, il “Pipita” gioca, segna ed è pedina fondamentale di una Juventus più europea che mai. E cosa c’entra con il Milan? C’entra che appunto lo scorso dicembre l’Higuain rossonero era per tutti un bomber da collocare nel cimitero degli elefanti, ma alla corte di Sarri pare sia tornato il goleador visto fino a due stagioni fa. Ma non solo lui: così Fernando Torres – che dopo il Diavolo due stagioni a buoni livelli con l’Atletico le ha fatte -, Balotelli, Pato, Bacca fino ad arrivare ai più recenti André Silva e Cutrone. E ora Piatek. Se per alcuni possiamo asserire che la qualità del singolo ha determinato la selezione naturale, per altri la ragione va ricercata in una squadra che evidentemente “brucia” le sue punte.
L’esempio è sotto gli occhi di tutti: il Pistolero arriva a Milanello con un curriculum ineccepibile: 19 reti segnate tra campionato e Coppa Italia in 21 partite disputate, numeri insomma da cecchino infallibile. Al servizio di Gattuso si ripete già dalla prima uscita, con gol praticamente inventati. Poi quando inevitabilmente la farina del proprio sacco è finita e avrebbe avuto bisogno di un po’ di quella di Suso&co. per portare a casa (Milan) la cosiddetta pagnotta, la cricca gli ha voltato le spalle, lasciandolo spesso e volentieri da solo in area a fare a sportellate con le difese avversarie, e anche ora con Marco Giampaolo in panchina il polacco sta continuando a sparare a salve.
Contro il Genoa, la squadra che nella scorsa annata lo ha reso uno dei migliori realizzatori d’Europa, pare possa stare fuori e lasciare spazio a Rebic, uno che fino ad ora ha fatto vedere praticamente nulla nonostante le chance offerte con Verona e Torino. Più che di panchina, Piatek avrebbe bisogno di palloni, di una squadra che giochi, verticalizzi e lo sostenga, magari non a 20 metri di distanza. Il Milan ha puntato tutto su di lui – soldi, maglia e ruolo – facendo partire chi quel posto in mezzo all’attacco lo voleva a tutti i costi, ovvero Patrick Cutrone. E ora non può permettersi di demotivarlo e svalutarlo, così come successo con tutti gli altri siano passati da Milano sponda rossonera dal 2012 ad oggi. Il Diavolo deve smetterla di “bruciare” e tornare a sparare, con il suo Pistolero.
This post was last modified on 2 Ottobre 2019 - 19:23