Uno degli argomenti più gettonati tra i tifosi, addetti ai lavori e tutto ciò che gravita attorno al mondo Milan è quello legato a Suso. Lo spagnolo è diventato il capro espiatorio dei tifosi che lo reputano uno dei maggiori responsabili di questo difficile avvio di stagione della squadra e lo vorrebbero fuori dall’undici titolare rossonero. Opinione pressoché unanime quindi tra i tifosi, soprattutto dopo questo inizio di stagione in cui l’ala iberica non è mai stata incisiva e decisiva e spesso non è stato sufficiente in quanto a rendimento. Opinione non condivisa, invece, tra i vari allenatori che si alternano sulla panchina rossonera che lo ritengono, chi per una ragione chi per un’altra, assolutamente intoccabile. Da Montella a Gattuso, da Giampaolo a Pioli, Suso è sempre titolare e quasi mai è sostituito durante la partita. Se, con Montella e Gattuso lo spagnolo aveva in qualche modo meritato i gradi di titolarissimo, decidendo qualche partita con le sue giocate, di certo lo stesso non si può dire con gli ultimi due allenatori, visto che l’attuale Suso non si è mai accesso e non è stato nemmeno minimamente paragonabile al Suso, anche se con tanti bassi e qualche alto, delle passate stagioni.
Stefano Pioli, nella conferenza stampa di oggi pomeriggio, alle domande sulle critiche a Suso ha risposto in questo modo: “Non prendiamo parte ai processi social o mediatici, siamo un gruppo coeso e unito, lavoriamo per ottenere risultati importanti, per essere squadra. Essere squadra significa sacrificarsi per il compagno. Quando si colpisce un giocatore si colpisce me e soprattutto il Milan“. Sulla titolarità dello spagnolo anche domani all’Olimpico, invece: “Finché Suso mi darà più garanzie giocherà. Suso sta bene fisicamente. Fin quando darà garanzie di essere migliore dei compagni giocherà, vale per tutti. Sono partiti tutti allo stesso livello”. Ecco, se sui processi mediatici e social possiamo condividere ogni singola parola del tecnico, di certo qualche dubbio in più nasce sul discorso tecnico. Anche con il Lecce, in una partita ben giocata dalla squadra soprattutto nel primo tempo, infatti, lo spagnolo è stato uno dei meno positivi, uno dei più spenti, dando anche spesso l’impressione di essere scollato dal resto della squadra e di non partecipare mai alla manovra. L’indolenza sul non tornare e non coprire nell’azione del gol di Calderoni, poi, aggrava ancor di più il giudizio sia sulla partita che su questo primo scorcio di partita di Suso.
Mai decisivo e mai incisivo come dicevamo prima e mai messo in discussione. Qualsiasi altro calciatore rossonero, in questi primi mesi, ha visto la sua titolarità in discussione o è stato sostituito a partita in corso. Discorso che non vale per Suso che ha avuto sempre la caratteristica di accendersi e spegnersi ad intermittenza, ma in passato riusciva ad accecare e a risolvere le gare nei momenti in cui decideva di accendere la luce. Oltre a questa mancata brillantezza c’è il discorso del poco aiuto alla squadra in fase difensiva che non lo rende nemmeno così indispensabile nel suo ruolo nel dare equilibrio come detto da Pioli. In ultimo, discorso sicuramente non meno importante degli altri, Suso costringe i suoi allenatori e la squadra a giocare sempre e solo con il solito 4-3-3 e i suoi compagni a cercarlo sempre nella stessa mattonella, togliendo alla squadra imprevedibilità e spesso brillantezza.